venerdì 22 febbraio 2008

Supportiamo l'iniziativa per abolire le regioni a statuto speciale. Per i messinesi il primo passo per l'autonomia dalla Sicilia e dai siciliani


Il "Duemila" , di cui è direttore l'On. Raffaele Costa, ha dato il via ad un'ottima iniziativa nazionale ,ovvero "Tutti o nessuno". Ciò per contrastare la sussistenza delle regione a statuto speciale (e delle provincie autonome). Per noi messinesi potrebbe essere l'occasione per rendere la Sicilia una regione come gli altri; questo sarebbe il primo passo per depotenziare l' "occupazione" di Messina da parte dei siciliani. Finchè la Sicilia avrà lo statuto speciale, per i Messinesi sarà lontana la possibilità di allontanarsi dall'amministrazione dei siciliani con i quali non hanno nulla in comune.

sabato 16 febbraio 2008

Come Palermo e le zone limitrofe hanno infettato di Mafia prima la Sicilia, poi anche Messina, la Calabria e la Campania






La mafia ,com'è noto, è nata a Palermo. Se Messina non avesse avuto la sventura di riposare geograficamente nella regione Sicilia , non sarebbe stata infettata dal fenomeno mafioso. A ben guardare da Palermo la mafia ha infettato prima tutta la Sicilia, poi la città di Messina, fino a "salire" territorialmente in Calabria (ndrangheta), in Campania (Camorra) ed in parte in Puglia (Sacra Corona Unita). E' normale che più si è vicini al centro vitale mafioso e più ci si possa "infettare". Se Messina non fosse stata geograficamente inserita nella regione Sicilia e quindi vicino a Palermo, non avrebbe conosciuto alcun fenomeno mafioso. C'è qualcuno che pensa che se Messina fosse stata posta geograficamente in Grecia o in Olanda, avrebbe conosciuto il fenomeno mafioso? No. Lo stesso se Varese fosse stata posta geograficamente nella Regione Sicilia sarebbe stata "infettata" da Palermo. Giova quindi sempre ricordare come la mafia presente a Messina è solo l'effetto di trovarci nella stessa regione geograficamente del centro di imputazione mafioso.

domenica 10 febbraio 2008

In un ennesimo articolo si conferma Messina come città babba (senza mafia) con mafiosi d'importazione (non messinesi)

Tutti mafiosi di importazione (calabria e provincia di Messina; nessuno messinese)
MESSINA NON E' SICILIA
Da "La Repubblica" di Giovedì 19 Ottobre 2000
Messina, retata nell'ateneo
Le cosche gestivano corsi e esami, arrestati anche medici e docenti. Trenta persone in carcere, sette i ricercati, settanta gli indagati. L'università era in mano alla 'ndrangheta
di FRANCESCO VIVIANO da MESSINA -
Uno faceva l'elettricista, aveva la licenza elementare ma in sette anni si è diplomato e poi laureato in medicina; molti sono diventati medici, odontoiatri per lo più, senza avere sostenuto un solo esame perché al loro posto si presentavano altri "bravi" studenti; quanto alla "Casa dello Studente", era il ritrovo per mafiosi e trafficanti di ogni genere. Tutto questo avveniva nella "Libera Università degli "esami"" di Messina - come l'ha definita in una conversazione intercettata dalla polizia il professor Augusto Ioppolo, che presiedeva una commissione d'esami della facoltà di Economia. Così era fino a ieri; adesso le cose cambieranno, si spera, e gli esami truccati saranno più difficili perché i "gestori" dell'ateneo messinese sono finiti in galera. Arrestati in un maxi blitz della squadra mobile di Messina su ordine della Procura della Repubblica della città dello stretto guidata da Luigi Croce. In carcere sono finiti in 30, altri 7 sono ricercati, altri 70 sono indagati e tra questi molti illustri docenti di Messina. Gli arrestati sono un paio di "studenti a vita", mafiosi calabresi, medici (ginecologi ed odontoiatri), un ex consigliere di An della provincia di Messina. Tutti coinvolti a vario titolo nella compravendita delle lauree ed in un vasto traffico di stupefacenti. L'inchiesta ha provato che l'Università era in mano alla "ndrangheta" che, con minacce o regali, avrebbe costretto per anni docenti universitari a "regalare" lauree agli amici, agli amici degli amici. Ecco come l'Ateneo è stato definito nell'ordinanza di custodia cautelare dal procuratore Croce e dai sostituti Laganà e Barbaro che hanno coordinato l'inchiesta: "L'università di Messina è al centro di una serie di strani fenomeni che ne condizionano pesantemente l'attività, è un ateneo fortemente influenzato da fattori esterni".E i docenti? Ecco ancora la dura accusa della Procura: "C'è una prima categoria di docenti, quelli collusi o comunque legati da rapporti specifici che li costringono a rimanere assoggettati alle pressioni esterne; la seconda categoria di docenti, quella verosimilmente più numerosa, è quella degli "intimiditi"...che si sono guardati bene dallo sporgere denuncia e, se non si sono piegati concedendo il diciotto di rito, hanno lasciato tale compito ad altri disertando ad arte le sessioni di esami cui dovevano partecipare gli studenti "segnalati"; la terza categoria è quella di coloro che, non avvicinabili, hanno resistito all'intimidazione, costringendo i responsabili ad affrontare il rischio o della falsificazione dei documenti universitari e della sostituzione di persona, ovvero della minaccia esplicita e, al limite, della rappresaglia".Con questi metodi, centinaia di studenti calabresi sono diventati medici. Da quella "Libera" Università "è uscito un plotone di odontotecnici - scrivono i magistrati - che a Messina hanno colto successi universitari impensabili nelle sedi di provenienza". Perché a Messina chi controllava l'Università e gli appalti ad essa collegati era la "ndrangheta" che attraverso i suoi "picciotti", medici (alcuni non hanno mai esercitato la professione) e studenti fuoricorso da una vita, controllavano il mercato delle lauree ma anche quello del traffico di stupefacenti. Tra i "picciotti" finiti in galera Fausto Arena, Marco Artuso, il ginecologo Raffaele Cordiano, Alessandro Rosaniti, dentista, Carmelo Patti, ex consigliere provinciale di An, un paio di rampolli della "famiglia" Morabito di Africo. Ed il referente principale era il professor Giuseppe Longo, arrestato qualche anno fa e indagato per l'uccisione del collega Matteo Bottari, assassinato il 15 giugno del 1998. Il nuovo Rettore di Messina, Gaetano Silvestri, che ha dato un contributo all'indagine, ha tirato un sospiro di sollievo: "L'intervento della Procura è stato salutare perché ci aiuta ad estirpare una mala pianta che si era insediata anche dentro l'Università da molti anni".
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Lezioni e canne mozze il supermarket degli affari
L'ateneo sempre al centro degli interessi mafiosi.
Agguati, estorsioni e l'omicidio di un professore
di ATTILIO BOLZONI da MESSINA -
E' una miniera d'oro ed è un inferno, è un supermarket di affari sporchi, una terra di nessuno dove si ruba e si spara, si compra e si vende. Qualche volta si può anche morire. Una fucilata alla schiena e poi più nulla, solo silenzio e solo paura. Confidava un illustre docente al suo Rettore Magnifico: "Se non ci vado entro domani quelli tirano fuori i ferri e pum...pum...pum...". Non è solo mafia e non è solo 'ndrangheta, è una velenosa salsa dello Stretto, dotte lezioni e canne mozze, ci sono invischiati un po' tutti, insospettabili studenti e sospettabilissimi baroni, impresari, fornitori, sicari, infermieri, chiarissimi professori, piccoli e grandi pescecani. E' la premiata ditta universitaria dei ricatti e delle estorsioni, è l'Ateneo di Messina. [.............] Non era mai accaduto a Messina, considerata la più "babba" delle città siciliane, cioè la più stupida, quella senza mafia e mafiosi. Eppure di certe storiacce dentro l'Università se ne era parlato già negli Anni 70, quando la casa dello studente era cosa dei clan calabresi e dei "neri" che venivano dalla Grecia dei colonnelli e dai moti di Reggio. Anche allora bombe e attentati, anche allora docenti minacciati, esami a tariffa, truffe, appalti pilotati, traffici di droga. Cominciarono proprio in quel tempo ad allungare le mani sull'Università.Poi diventarono potenti uomini come quello che chiamavano "il topacchione assassino", il professore Giuseppe Longo. Una volta fu anche misteriosamente sequestrato. Però tornò libero improvvisamente. Titolarono i giornali dell'epoca: "L'ostaggio ha beffato l'Anonima". L'ostaggio festeggiò con sei amici, erano tutti mammasantissima della Locride.

mercoledì 6 febbraio 2008

Non solo i messinesi, ma anche i siciliani pensano che la "Sicilia- ARS "non esista

Non sono solo i messinesi a non riconoscere come propria qualunque cosa si riferisca alla Sicilia ed ai siciliani , ma sono gli stessi siciliani a ripudiarla secondo un sondaggio ERMKA.
Ancora una volta dimostrato come la Sicilia sia solo un riferimento geografico cui di certo i messinesi non sentono di appartenere.

http://www.fondazionebancodisicilia.it/php/dl.php?id=2271&sez=36
La Sicilia - 8 Giugno 2007
Sondaggio-choc in Sicilia
«Ars mia non ti conosco».