lunedì 28 dicembre 2009

Franco Battiato: "IL SICILIANO NON ESISTE"

Da un'intervista http://www.youtube.com/watch?v=BtAUwcyc6XM al cantautore catanese Battiato Franco ascoltiamo che "il siciliano non esiste".Se lo dice anche Battiato che il siciliano, come popolo, non esiste ,c'è da crederci.Una cosa è sicura.Messina non è Sicilia.

sabato 24 ottobre 2009

BUZZANCA E LOMBARDO RIDONO SULLA MACERIE DEI MESSINESI? IN CASO DI CHE STUPIRSI,LORO SONO SICILIANI, NON MESSINESI


Nella foto il siciliano lombardo ed il siciliano Buzzanca (nato a Barcellona Pozzo di Gotto) sembrano davvero ridere sulle macerie dei messinesi di Giampilieri.Lombardo dice che trattasi di un fotomontaggio.Il fotografo Enrico Di Giacomo invece dice che: “Ho scattato io quella fotografia e, poiché solitamente i politici che preannunciano o riservano azioni legali non rispettano mai la propria parola, sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le scriteriate affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine”. Così “quando sarà accertato anche in sede giudiziaria che non si tratta di fotomontaggio, mi auguro che l’on. Lombardo, oltre a chiedermi scusa, abbia il buon senso e la dignità minima per ritirarsi dalla politica”.In questo momento, salvo che il Sig. Lombardo e Buzzanca dimostrino che trattasi di fotomontaggio, ci limitiamo a dire che non ci stupiremmo se la foto fosse vera.Lombardo e Buzzanca non sono messinesi, sono siciliani.I messinesi non sono siciliani.Per noi sono stranieri che (s)governano Messina. Avete mai visto Napoleone interessarsi dei territori che occupava?

mercoledì 14 ottobre 2009

PALERMO SI CANDIDA PER LE OLIMPIADI 2020.LA SICILIA ED I SICILIANI SEMPRE PIU' RIDICOLI, QUASI PATETICI.


Palermo si candida alle olimpiadi del 2020.Palermo è conosciuta in tutto il mondo, assieme alla Sicilia, per la sua economia florida, per i suoi cittadini superattenti al civismo,per la sua burocrazia diligente e rapida, per le sue grandi imprese, per l'emigrazione da tutta Italia che si sposta a Palermo per trovare lavoro, per la freddezza,cortesia e razionalità dei suoi abitanti.Palermo è la città che più merita di ospitare le Olimpiadi.Assieme a tutta la Sicilia.Facciamo gli auguri ai siciliani per la sicura vittoria.

SULLA GAZZETTA DEL SUD : "MESSINA E L'ITALIA IN LUTTO".NESSUN RIFERIMENTO ALLA SICILIA.

Anche la Gazzetta del Sud fa un titolo che condividiamo.Non lo ricordiamo precisamente ma più o meno ricordava che "Messina e l'Italia sono in lutto".Nessun riferimento alla Sicilia.Messina non è Sicilia.

sabato 3 ottobre 2009

ANTONIO MARTINO: "FINO ALLA META' DEGLI ANNI 60 MESSINA ERA UNA CITTA' ....SENZA CRIMINALITA' '"

Il Professore Antonio Martino sul Corriere della Sera pg 6 "Fino alla metà degli anni 60 Messina era una città deliziosa , senza criminalità".Professore , ha detto una cosa che sanno tutti.Noi lo diciamo da tempo.Aggiungo io che Messina è rimasta pressocchè una città senza mafia fino a che alcuni siciliani (specie provenienti da Catania) non hanno avuta l'idea di infettare anche Messina con il fenomeno mafioso.Non avessimo avuto la sventura di essere geograficamente nella regione "sicilia" probabilmente Messina città sarebbe rimasta aliena al fenomeno mafioso siciliano.Ma purtroppo non era in nostra dote scegliere dove collocare la nostra città.

sabato 26 settembre 2009

SUL VENERDI' (REPUBBLICA) LA PAROLA VENERDI' IN DIALETTO SICILIANO E' "U VE'NERI'";IN MESSINESE E' "U VENERDI'".


Mi capita tra le mani il settimanale "Il Venerdì" di questa settimana.La copertina la vedete.Ci sono varie parole in sequenza.Non ne capisco alcuna.Leggendo dentro il settimanale si legge che ...c'è "in copertina la traduzione della parola venerdì in vari dialetti.Dall'alto:veneto,puglia,friuli,piemonte,sardegna".IL messinese non c'è.Il siciliano è " u vèneri" che per noi è turco.Grazie Venerdì di Repubblica.IL Messinese non è siciliano.MESSINA NON E' SICILIA.

venerdì 18 settembre 2009

Per il famoso Napoleone Colajanni "IN MESSINA.... IL MINIMUM DI DELINQUENZA DI TUTTA L'ISOLA..."

Conoscete sicuramente il famoso Napoleone Colajanni.Nessuna presentazione.Ecco cosa scrive già a fine dello scorso secolo in "La condizione meridionale" http://www.ibs.it/code/9788870883602/colajanni-napoleone/condizione-meridionale-scritti-e.html edito da Bibliopolis pg 258.
"Messina presenta un insieme di condizioni demografiche ed economico-sociali migliori di quelle del resto dell'isola.E vedete quanto è vero che le condizioni demografiche sociali hanno un grande valore :che noi troviamo per l'appunto in Messina il minimum di delinquenza di tutta l'Isola , la stessa delinquenza che troviamo nella media dell'Italia".".Grazie" a chi è venuto da fuori,anche Messina poi ha subito purtroppo l'infezione mafiosa.

venerdì 11 settembre 2009

ANCHE LA GAZZETTA DEL SUD CONFERMA :MESSINA CITTA' SOSTANZIALMENTE SICURA !

Titolo su Gazzetta del Sud "Fatto atroce ,spia "nera"" della nostra deriva civile" .Nel corpo dell'articolo, in riferimento alla morte di una persona per spavento dopo uno scippo, "..........demolisce l'idea di una Messina tutto sommato tranquilla, dove a nessuno può capitare di morire di paura a seguito di uno scippo in pieno centro..."...."le strade , tutto sommato, sembravano quelle di una metropoli come le altre....." Se ci si stupisce per un fatto simile, significa che è l'eccezione.D'altronde anche il Sole 24 ore ha certificato che Messina è tra le 26 città più sicure d'Italia. http://messinanonesicilia.blogspot.com/2009/01/messina-tra-le-26-citt-pi-sicure-d.html .MESSINA NON E' SICILIA.

sabato 5 settembre 2009

Frassica Nino si sente siciliano? Allora vada in Sicilia a stare e non torni a Messina!

Dalla Gazzetta del Sud del 30.08.2009 leggiamo l'intervista dal titolo "NINO FRASSICA:io ,prima di tutto siciliano doc". Nell'intervista si legge: "Non ho mai dimenticato le mie origini, la mia regionalità, il mio dialetto".Bene dato che Frassica si sente siciliano, che parla il siciliano, allora se vuole prenda casa in Sicilia e non torni a Messina.

lunedì 31 agosto 2009

I messinesi sono solidali verso i siciliani per l'attacco che loro hanno subito

Come messinese solidarizzo con i siciliani per questo attacco gratuito che hanno ricevuto.
da http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/cronaca/sicilia-depliant/replica-hn/replica-hn.html

La catena alberghiera si scusa e provvede a ritirare gli opuscoli promozionali
"Forse si tratta di vecchie brochure rimaste in fondo alle decine esposte negli alberghi"Dépliant sulla Sicilia "culla della mafia"
Nh Hotels: "Incidente odioso, lo ritiriamo""Sono cose che possono succedere in una multinazionale con migliaia di dipendenti"La brochure di Nh Hotels
PALERMO - Dopo la denuncia di Repubblica, la NH Hotels ritira i depliant: per invogliare i turisti stranieri, la Sicilia viene definita "culla di Cosa nostra". Un "incidente odioso", dice la catena alberghiera che "sta già provvedendo" perché i dépliant "vengano ritirati immediatamente dalla circolazione". Guido Bernardi, responsabile Comunicazione di Nh Hotels Italia, spiega che si tratta di vecchi opuscoli realizzati da una gestione precedente, di cui la dirigenza attuale non era a conoscenza.

"Stiamo scrivendo una lettera al presidente della Regione, Raffaele Lombardo - ha detto Bernardi all'agenzia Italpress - per spiegare che si tratta di una brochure realizzata dal management precedente, più di cinque anni fa. Peraltro attribuibile alla Unit tedesca, un caso del quale in Italia apprendiamo solo oggi".

L'ipotesi è che "si tratti di una cosa probabilmente sfuggita al controllo della direzione", non si esclude possa trattarsi di vecchi dépliant "rimasti in fondo alle decine di brochure abitualmente esposte negli alberghi. Non possiamo escludere che dopo la 'bonifica' disposta stamani, in qualche stanza in qualche oscuro alberghetto tedesco fra qualche mese spunti qualche residuo".

Nh Hotels conferma il suo interesse per la Sicilia: "A testimoniare quello che l'azienda pensa dell'isola, ci sono i nove alberghi che gestiamo in Sicilia, anche prestigiosi, un interesse confermato da progetti di enorme importanza che stiamo portando avanti in diverse province - ha concluso Bernardi - Abbiamo una totale fiducia nella Sicilia e nelle sue potenzialità. Lo ribadisco: si è trattato di un incidente odioso di cui ci scusiamo. Sono cose che in una multinazionale con migliaia di dipendenti possono succedere".

Proteste da varie associazioni, il Codacons sta valutando un'azione legale. Il suo segretario lancia una proposta alla Regione: "Una iniziativa di promozione del turismo, 'Benvenuti in Sicilia, culla dei diritti'. Con un pool di avvocati per difendere i diritti dei turisti che visiteranno l'Isola".

domenica 23 agosto 2009

LEVIAMO IL SIMBOLO DELLA SICILIA DALLA BIRRA MESSINA! NOI LA VOGLIAMO COSI'!



La Birra Messina è un must per noi messinesi (altre birre locali che circolano da qualche anno non sono da considerarsi , a nostro parere, simbolo di Messina, come invece è la Birra Messina che è l'unica birra locale che vi invitiamo a comprare).Putroppo nell'etichetta della Birra Messina ancora oggi c'è il simbolo della Sicilia. Ecco perchè noi vogliamo il simbolo della Birra Messina così (con il simbolo della città di Messina e non di una regione cui non apperteniamo se non geograficamente)

mercoledì 19 agosto 2009

Senza parole.Tutto made in Sicily.

Tratto da http://www.ucuntu.org/LA-PIOVRA-SULLA-FESTA-DI-SANT.html

LA PIOVRA SULLA FESTA DI SANT’AGATA
mercoledì 28 maggio 2008, di Giuseppe Scatà

SANT’AGATA, LA MAFIA, E IL SEGRETO DI PULCINELLA

Un vigile, davanti alla prima candelora, si sbraccia, fischia, poi si appoggia a un auto della municipale, e fuma. Mi metto davanti per fargli un bel ritratto con la macchina fotografica, lui scatta di lato e mi fa il gesto di andare via. Intorno a me auto posteggiate sui marciapiedi, furgoni col muso dentro ai cespugli, o appiccicato al palo verde del semaforo. E banconi di arancini, pizze, panini, ogni due metri. Abusivi, quasi tutti. E’ il pomeriggio del 4 Febbraio e in via Plebiscito chi vende armadi, o mobili, o uova, o marmitte, quella notte si prepara a vendere da mangiare. “Macchè! E’ la festa della carne di cavallo”, mi dice un uomo. Tiene in mano due detersivi per la casa, è un bottegaio, e si prende la briga di spiegarmi cos’è oggi l‘estorsione: “Soldi non ce n’è. Uno viene e ti chiede quello che ti deve chiedere, sapone, carne, quello che è, e tu non lo fai pagare. E’ questo il pizzo ormai”. Io gli avevo chiesto solo che ne pensava della notizia di pochi giorni prima:

“La piovra sulla festa di Sant’Agata” - La festa di Sant’Agata controllata dalla mafia. Per sette anni, dal 1999 al 2005, Cosa Nostra catanese avrebbe dettato tempi e ritmi della processione religiosa, controllando di fatto il business dei fuochi d’artificio e della vendita della cera, influendo persino sulle fortune di venditori di torrone e palloncini (la Repubblica, 01-02-2008)

“Le mani dei boss sulla festa di Sant’Agata”. - Cosa Nostra non risparmia neanche la festa di Sant’Agata, patrona di Catania: è questa la tesi della Procura della Repubblica che fatto notificare l’avviso di conclusione indagini a otto presunti appartenenti al clan dei Santapaola. Il reato ipotizzato è associazione mafiosa finalizzata ad ottenere ingiusti vantaggi” (Corriere della sera, 0-02-2008) .

Una notizia che aveva fatto rapidamente il giro di tutti i giornali e tg nazionali. Poi punta il dito verso i cielo: “I veri mafiosi sono i politici lissù, questa è solo manovalanza”. Sono le otto di sera e la vara (fercolo) di Sant’Agata sta per entrare a San Cristoforo, tirata dai lunghi cordoni cui stanno appesi i devoti, che faticano a tirare. Ha appena superato la ripida salita del convento dei Cappuccini, lì dove qualcuno cade sempre e ci rischia la pelle, come stavolta. Sono cascati in dieci. E’ una marea umana vestita di bianco. Ci sono un milione di persone, tra devoti e turisti, per la terza festa più importante al mondo dopo la Semana Santa di Siviglia e il Corpus Domini di Cuzco, in Perù.. “Io non so nulla”, “E’ solo una festa”, “Voci, tutte voci, io vedo qua solo persone corrette”, “La festa si doveva annullare, e fare una bella messa in chiesa”, “La mafia è dovunque”, dice un altro, sempre col sacco, “ma si resta devoti”. Guardo per terra. C’è già cera mescolata a coriandoli. Un gruppo di devoti, col cero grande quanto il peso del loro corpo, si inginocchia e prega davanti a un altare della Santa. Un ragazzo resta ancora un po’, mentre gli altri partono. Rimane in ginocchio, non riesce ad alzarsi, due amici lo aiutano, tirano su il cero, lui cade in terra, poi si risolleva e si tiene la spalla. Si piega sulle ginocchia e urla di dolore. Dicono che il cero debba essere pesante proprio per purificarsi dai peccati Sopra le nostre teste ci sono tutte le luminarie accese, il fuco delle candele, le lampade dei negozi, dei banconi pieni zeppi di arancini al sugo, cartocciate al prosciutto e alle melanzane, bombe al formaggio e siciliane con acciughe.

Ora è tutta una luce. Ma nei giorni scorsi la città era stata nel buio. Il prefetto Giovanni Finazzo, ha supplicato in ginocchio, anche lui, l’Enel, creditore di decine di milioni di euro, e l’Enel ha riacceso i lampioni solo per la durata della festa. L’anno precedente invece, le luci della festa erano rimaste spente, e le candelore l’avevano messe dentro al Duomo, come se fossero in castigo. Era morto da poco l’ispettore di polizia Raciti “N’amu ad ammucciari tutti pari” (ci dobbiamo nascondere tutti), mi disse un signore che era allo stadio e che se l’era filata subito dopo la partita. Il sindaco Scapagnini, sulla mafia e sulla Santa, non dice nulla, ma in una intervista a tutta pagina sul quotidiano locale afferma che non si candiderà alle politiche nazionali perché ama Catania, che ha bisogno da decenni di un piano regolatore, e perché vuole risanare finalmente il bilancio comunale (il 12 Febbario annuncerà le dimissioni, per correre al Senato e aiutare dall’alto, dichiarando “Lascio una città rinnovata”). L’arcivescovo chiamato in causa, sicuro di sé e della fede dice prima: “La delinquenza deve starne fuori”, ma poi “Chi ha sbagliato ha sempre la possibilità di pentirsi” (mentre il vescovo di Piazza Armerina viene messo sotto scorta per aver negato i funerali al boss Emmanuello, e quello di Caltanissetta il 12 Febbraio si scaglierà contro la Sanità collusa, gridando nel Duomo “Delinquenti! Maledetti da Dio! Scomunicati dal Signore! Nessuna comunione a chi non si confessa!”). La vara cammina in fondo, di fronte all’Ospedale Vittorio, a passo di lumaca. Tutti, pure i meccanici, fanno soldi. I magistrati della procura catanese dicono che le indagini sono concluse, che Santapaola e Mangion, tessera 1 e 2 del circolo Sant’Agata, controllano le tappe e i tempi rallentando spropositatamente la processione. E che gestiscono la vendita della cera, le scommesse sulla gara delle candelore in via San Giuliano, la salita più ripida e spettacolare. Chi regge le candelore (in gruppi da 4 a dieci persone), che all’origine venivano portate a spalla solo per illuminare le vie durante la festa, e per rappresentare ciascuna le varie corporazioni di mestieri, si diverte da sempre a farla ballare. Il ballo è presto divenuto sfida e gara. I portantini, per il periodo festivo di due settimane, guadagnano parecchie migliaia di euro. Ma non lo possono mica fare tutti. Non basta essere forzuti.

“Cosa Nostra sulla festa…è una cosa scandalosa”, mi dice piano un uomo, con un filo di voce, appoggiato a una parete, tenendo la mano alla moglie. “Sono deluso. Io ci ho sempre creduto”, mi confessa un anziano seduto fuori, sul marciapiede, e col sacco bianco. C’è un vigile per candelora, ciascuno ha un fischietto e sbraccia e suda per far sgombrare la gente dalla strada. Ci sono coppie di vigili che parlottano agli angoli delle strade, con le mani in tasca. Sono tanti. Sono quelli che non ci sono mai durante l’anno. Di fronte ai loro occhi l’abusivismo, il posteggio selvaggio, per una notte scompare. Compro anch’io un panino di semola con una fetta di carne di cavallo. I cavalli, per la maggior parte, vengono dalle corse notturne fatte in città o da quelle legali di tutta Italia, sono tenuti in stalle clandestine dei quartieri storici, pieni di dedali di viuzze e cortiletti, e macellati quando lo stesso maniscalco non può farci più nulla. Nemmeno, come dice lui, cambiando lo zoccolo per far camminare la bestia azzoppata. “Più va lenta la vara e più io ci guadagno, certo”, fa il signore che mi ha appena venduto il panino, “ma se quei quattro soldi non ce li facciamo ora, mi spiega lei come dobbiamo campare?”. “L’hanno scorso abbiamo fatto poco e niente. Era morto quel poliziotto, come si chiamava…”, mi dice un altro “Io non ce l’ho coi poliziotti. Anzi. Ma alla festa c’era poca gente. L’anno prima invece, pioveva a dirotto. Non siamo manco usciti di casa. Per fortuna che c’è lei, la Santa. Bedda” e mi indica la curva giù in fondo, da cui, piano piano, in mezzo ai fumi delle braci e dei ceri delle mandorle mescolate allo zucchero e alla cannella per fare i torroni, in uno strano silenzio, spuntano le colonnine argentate della vara. Poi un ragazzo vicino a me ne solleva un altro per la vita, prendendolo dalle spalle e stringendogli la pancia, e quello grida: “Cittadini! Evviva Sant’Agata”, e tutti “Cettu, cettu”.

Prestigio, visibilità, immagine, impatto sociale – spiega Carmelo Petraia, sostituto procuratore della Dda Catanese – cercavano più questo che il guadagno…A Giuseppe Mangion, detto “U zù Pippu”, uscito dal carcere nell’edizione 2004 della festa, venne fatto l’omaggio della sosta del percolo sotto la sua abitazione di piazza Risorgimento. La festa sarebbe servita anche a lanciare dei messaggi. Come l’eliminazione dello stendardo donato alla candelora del Circolo cittadino S. Agata (il più antico) da Natale Di Raimondo, appena pentitosi (La Sicilia, 02-02-2008)

“Io vivevo in via Plebiscito, ci ho vissuto per quarant’anni, e non c’erano banconi di carne a ogni passo, non c’erano macchine sui marciapiedi, e non c’erano vigili davanti alle candelore. Che è successo? Di che ci stupiamo poi se la mafia controlla Sant’Agata? La legge, durante la festa, va a farsi benedire”. E’ l’alba del 6 stavolta e io sono in via di San Giuliano. Il caffè è poco cremoso e le suore del convento di via Crociferi, che una volta aspettavano la Santa per intonare un coro notturno suggestivo, capita ormai l’antifona, ronfano ancora. Apro la Sicilia e leggo la lettera della moglie di A. Santapaola che si chiede perché tutto questo baccano a tre giorni dalla festa, e difende il marito, che sta in galera da tre anni ed è un semplice devoto. Un avvocato lì, in piedi, con la tazzina in mano sottolinea che le indagini sono preliminari, e fin quando il gip non rinvia a giudizio, la magistratura non può parlare: “E poi qui la procura catanese non vuole un procuratore capo esterno come quel Di Natale, che verrebbe da Caltanissetta, e che il CSM ha tutta l’intenzione di insediare. Dicono che solleverebbe il coperchio, che gli scompiglierebbe le carte. Allora questi, i catanesi, che invece vogliono uno di loro, ci hanno paura e si fanno belli, e tutto a un tratto si svegliano, diventano antimafiosi, e s’indignano, e sequestrano parcheggi, e comandando blitz…” Riccardo Orioles, direttore dei giornali antimafia catanesi Casablanca e I Cordai, con cui avevo appuntamento al bar, con una brioche a metà mi dice: “Tu sei un magistrato che ha scoperto una cosa gravissima e sai che se la racconti adesso ne parlano tutti e pensi che è giusto che tutti sappiano. Non lo faresti al posto suo? Io sì”. Intanto la vara è ancora lontana e davanti a noi, appeso a un balcone, l’attende uno striscione, su cui sta scritto, con lo spray: “Sant’Agata liberaci dalla mafia. Addiopizzo”.

Giuseppe Scatà

domenica 16 agosto 2009

Aboliamo la vara e devolviamo quelle ingenti spese (150.000 EURO!!!) per i disoccupati di Messina, per le spese comunali (quelle utili!)


Moltissimi di noi si chiedono a cosa serva la vara se non , a nostro parere, a sperperare danari (150.000 EURO!!!!!) che potrebbero essere utilizzati per i disoccupati di Messina,per chi sta ancora nelle baracche, per le spese comunali (MA QUELLE UTILI)! Se poi si pensa che non è stato fatto passare il tram da via garibaldi per farvi passare la vara....Per fortuna questa manifestazione non è nota fuori Messina, altrimenti daremmo ,a nostro parere l'idea di una città preistorica ,attaccata a tradizioni inutili, dispendiose e borboniche.Come tutte le persone magari di cultura e pragmatiche (ma è una mia sensazione) non ho alcun interesse alla vara e penso che dovrebbe essere corretto che ,se davvero si vuole svolgere questa iniziativa, essa debba essere finanziata SOLO da quelli che la vogliono.Il sindaco metta una tassa ad hoc per i messinesi che vogliono la vara.Per chi non la vuole i soldi potrebbero essere destinati ai concittadini meno fortunati.Decine di migliaia di euro spese per questa vara e poi? Cosa ci resta? Niente. Ed allora aboliamo la vara ed utilizzamo i danari per cose produttive ,utili.Per fortuna ancora oggi la vara dura mezza giornata.Ecco non vorremmo un giorno trovarci a bloccare la città per più giorni (non solo uno) come fanno i catanesi per s.agata (altra iniziativa PER ME inutile ed improduttiva che denota a mio parere una città come città medievale, borbonica).Almeno Messina si dimostri città evoluta, moderna, europea ed utilizzi i soldi della vara per cose concrete.
ps:da http://www.enricodigiacomo.org/2008/08/vara-il-giorno-dopo-la-vara-e-i-messinesi-chi-tira-la-corda-e-chi-la-spezza/ sappiamo che si sono spesi "Ventiquattro mila euro per i fuochi d'artificio, 12 mila per la diretta televisiva" .Ma non solo.Leggiamo ancora che " Così la spesa per “la normale organizzazione della vara” – transenne, corde, illuminazione, tv, pubblicità - è di 150 mila euro circa....".

venerdì 7 agosto 2009

IL SICILIANO LOMBARDO ESALTA LA BANDIERA DEI SICILIANI MA DIMENTICA CHE DA DECENNI LA SICILIA OPPRIME MESSINA


da http://www.asca.it/news-LEGA_BANDIERA__LOMBARDO__GIUSTA_IDEA_CARROCCIO__ALIMENTA_FEDERALISMO-851141-ORA-.html leggiamo che la proposta delle bandiere regionali in Costituzione è una buona idea e che "la 'Trinacria' ''per i siciliani e' importantissima, e' un simbolo molto sentito che riporta indietro nei secoli, alle nostre radici, alle nostre tradizioni" Del resto - sottolinea soddisfatto Lombardo - noi siamo gia' preparatissimi. Abbiamo il simbolo, la bandiera, e anche il nostro inno''.Il siciliano Lombardo dimentica però che da decenni la Trinacria, la Sicilia ed il Suo eventuale inno opprimono anche i non siciliani come i messinesi.D'accordo a che i siciliani abbiano le loro bandiere.Però solo i siciliani;non i messinesi.

mercoledì 29 luglio 2009

Indagine sui messinesi: i giovani bocciano il matrimonio. In Sicilia sarebbe stato questo il responso?

Ancora una dimostrazione che Messina è solo geograficamente una città siciliana. Dalla "Gazzetta del Sud" http://ww1.unime.it/rassegna_stampa/viewBlob.php?num=22751 del 26.05.2009 sappiamo che, sulla base di una indagine su oltre 6.000 giovani messinesi tra i 16 ed i 18 anni, viene bocciato sia il "matrimonio" sia la religione. L' indagine si chiama "Il mio mondo e il mio pensiero sul mondo".Solo il 21,22% dei giovani messinesi è a favore del matrimonio (addirittura solo il 16,6% dei maschi).E la religione? E' il valore che raccoglie il minore numero di consensi ( il 21% delle ragazze ed il 14% dei ragazzi). Si avrebbero avuti gli stessi risultati in una città siciliana come Palermo,Catania etc? Con tutto il rispetto per i siciliani, i messinesi sono più moderni. E si nota anche da questo. Per finire i giovani messinesi danno ,nel 70 % dei casi, addirittura 9 su 10 come indice di pericolosità del fenomeno mafioso (sopra droga e criminalità) ! A Palermo cosa avrebbero risposto? Avrebbero dato questo indice così alto? Basta ricordarci cosa accadde qualche tempo fa a Palermo..... http://messinanonesicilia.blogspot.com/2007/12/ad-exit-studenti-palermitani-orgogliosi.html
MESSINA NON E' SICILIA!

martedì 23 giugno 2009

Molti mi chiedono cosa pensi dei siciliani. Massimo rispetto, ma i messinesi sono diversi....

Molti mi scrivono per conoscere il mio pensiero sul popolo siciliano. Intanto credo che vi siano popoli siciliani e non un popolo siciliano che va dalla provincia di Messina (ovviamente escludendo il comune di Messina che non è Sicilia) fino a Trapani. Il mio giudizio sui siciliani è di massimo rispetto, ma noi messinesi siamo diversi in tutto e per tutto. Migliori? Sarebbe da supponenti dirlo. Siamo diversi. Noi messinesi chiediamo di andare per la nostra strada da soli. Non crediamo sia troppo.

mercoledì 17 giugno 2009

Nei vari fora si parla di " Messina dove sono molti di più quelli che la pensano come i secessionisti del movimento "messina non è sicilia"

Fonte http://209.85.229.132/search?q=cache:OHH4k1eZzAkJ:www.skyscrapercity.com/showthread.php%3Ft%3D858014%26page%3D12+%22messina+non+%C3%A8+sicilia%22&cd=10&hl=it&ct=clnk&gl=it

Nei vari fora si ammette che "a Messina dove sono molti di più quelli che la pensano come i secessionisti del movimento "messina non è sicilia".Teniamo a precisare che non siamo un movimento secessionista, ma semplicemente chi dà voce ai cittadini messinesi che non vogliono più essere etichettati come siciliani.Di seguito una discussione tra un autonomista siciliano joedisalem ed un altro utente logan1975 che giustamente fa notare che se i siciliani vogliono essere autonomi da messina, i messinesi non vogliono essere ritenuti siciliani.
Originally Posted by joedisalem View Post
1)Io ti dico ke 4 gatti nn siamo!
il Mis oggi si e' alleato con l'Mpa (quindi se lombardo fa qst scelta...anke se lui e' favorevole al ponte) sotto sotto qualcosa c'e'...
http://video.antennasicilia.it/?m=video&a=TG&id=4230
2)il siciliano nn e' un dialetto,ma una lingua...
il salentino e il reggino (sono dialetti del Siciliano...) vai su wikipedia...

3)ed io nn sono meridionale...ma settentrionale...(nord della Sicilia..)

Antudo fratello...
Guarda, penso che in realtà quelli che la pensano come te sono molto pochi, almeno a Messina dove sono molti di più quelli che la pensano come i secessionisti del movimento "messina non è sicilia", che vorrebbero dividersi dalla Sicilia.
http://messinanonesicilia.blogspot.com/

joedisalem
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Originally Posted by logan1975 View Post
Guarda, penso che in realtà quelli che la pensano come te sono molto pochi, almeno a Messina dove sono molti di più quelli che la pensano come i secessionisti del movimento "messina non è sicilia", che vorrebbero dividersi dalla Sicilia.
http://messinanonesicilia.blogspot.com/
ma dai...quello e' un movimento solo per prendere piu' soldi dalla regione...!!
e poi io sono Milazzese...non Messinese...
e joedisalem risponde, come si legge sopra, di essere milazzese e non Messinese.Anche i milazzesi ammettono di essere siciliani e quindi non messinesi.


Trovate tutto qui






sabato 6 giugno 2009

Caro Raffaele Lombardo, nessun messinese si vergogna quando va fuori sede.A vergognarsi devono essere i siciliani...

Abbiamo ascoltato il presidente di quella entità geografica chiamata Sicilia in una tribuna elettorale per le europee sulla rai dire che "i ragazzi siciliani quando vanno fuori sede si sentono dire mafiosi ".Dato che purtroppo amministrativamente i messinesi sono sotto la regione sicilia, pur non essendo siciliani, teniamo a precisare che i messinesi non si vergognano di niente (a differenza magari di catanesi, palermitani e siciliani vari).Noi non abbiamo partorito la mafia, bensì a Messina è stata importata dai siciliani (specie catanesi).Quindi finchè amministrativamente saremo ancora siciliani (speriamo per poco), egr. dott. lombardo parli per i siciliani, non per i messinesi.I messinesi sono stati vittima dell'importazione in città della mafia, non parte attiva (tranne casi sporadici di piccoli delinquenti in loco).I messinesi non si vergognano di niente.Dei siciliani ha già parlato Lei e non ci mettiamo becco.

sabato 23 maggio 2009

In un libro di Alfio Caruso si parla di siciliani più vicini ai britannici che agli italiani.Noi messinesi non abbiamo nulla a che fare con la GB.


Dal libro "Perchè non possiamo non dirci mafiosi " di Alfio Caruso http://www.alfiocaruso.com/non_possiamo_cap.htm leggiamo che "............Nel tardo autunno del 1943 il Foreign Office britannico inviò precipitosamente a Palermo un magro e legnoso professore di antropologia dell’università di Cambridge. Si chiamava George Robert Gayre, aveva anche scritto libri di qualche successo. [....... ] Gayre affermò che discendendo dai normanni i siciliani erano cugini alla lontana degli inglesi, anzi "le caratteristiche antropologiche dei siciliani sono molto più vicine a quelle degli anglosassoni che non a quelle degli italiani". Ergo - era la conclusione del professore mezzo spione - è giusto che la Sicilia si separi dall’Italia e magari si federi con la Gran Bretagna. Tesi ribadite qualche mese dopo in un libro ("La posizione della Sicilia nel complesso etnologico europeo") tradotto dal professore messinese Gaetano Martino, liberale, massone, futuro ministro degli Esteri e uno dei padri dell’Europa unita. ".
Questo discorso può valere FORSE per i siciliani , non per i messinesi.Noi non abbiamo niente a che fare con i normanni, nel senso che i normanni sono stati soprattutto a Palermo. Ecco l'errore di considerare la Sicilia come un tutt'uno. Noi quindi -avendo avuto i normanni in modo assolutamente trascurabile ,rispetto alle più congrue dominazioni di romani, francesi,greci e spagnoli, non abbiamo sicuramente niente a che fare con gli anglosassoni.

venerdì 1 maggio 2009

Anche Craxi voleva una città metropolitana per Messina ed il distacco dalla Sicilia e dai Siciliani


Giorni fa c'è stata una conferenza stampa a Palazzo San Giorgio alla presenza del sottosegretario agli esteri, Stefania Craxi, e del Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti.Ma cosa ha detto Stefania Craxi? Che suo padre sognava un'altra città chiamata "Mediterrannea" e composta da Reggio e Messina. Ci fa piacere che anche Craxi ammettesse la non sicilianità di Messina , però non accetteremmo mai il cambio di nome della nostra città.Abbiamo sempre ribadito che preferiremmo Messina autonoma dalla Sicilia (non avendone quasi nulla a che fare) ma comunque anche una nuova regione "AREA DELLO STRETTO" tra Messina e Reggio Calabria (senza le province) sarebbe anche positiva.Anche Craxi quindi è con Messina non è Sicilia.


giovedì 16 aprile 2009

Messina (insieme a Reggio) definite cloache.Ma quando dicono che Messina è mafiosa come la Sicilia, nessuno alza la voce?


Leggiamo da Tempostretto.it http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=15530
che :"Fannno discutere le dichiarazioni di un giornalista di Repubblica rilasciate a La7: «Il ponte? Unirebbe due cloache di città». Il presidente del consiglio comunale consulta l’ufficio legale, l’associazione Consumatori chiede 50 milioni di euro. A molti cittadini non va giù il pesante commento espresso da un giornalista di Repubblica, Antonello Caporale, durante l’ultima puntata della trasmissione televisiva “Exit”, condotta da Ilaria D’Amico su La7. Interpellato sul Ponte, il giornalista ha affermato che servirebbe solo ad unire due “cloache” di città, Messina e Reggio Calabria.Affermazioni che hanno indotto il presidente del consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, a richiedere all’Ufficio legale di valutare se ci sono gli estremi «per intraprendere ogni e qualsiasi azione legale a difesa della città di Messina e della dignità dei suoi cittadini, a seguito delle gravi e offensive dichiarazioni espresse dal giornalista di Repubblica». Azione che trova il consenso dell’altra sponda dello Stretto, con il presidente del consiglio comunale di Reggio a fianco di Previti."
Io mi chiedo cosa fa il Sindaco ed il Comune quando Messina viene continuamente equiparata alla Sicilia, quando questo ed il precedente secolo ci hanno dimostrato come la mafia a Messina è stata solo importata e che se Messina non fosse stata geograficamente in Sicilia la mafia molto probabilmente non vi avrebbe attecchito.Preferisco essere chiamato cittadino di una città cloaca che cittadino di una città mafiosa.
Quindi sì ad "exit" nel senso di uscire, ma di uscire dalla Sicilia.Subito.

sabato 4 aprile 2009

"TEMPOSTRETTO" si occupa del blog

Dopo il settimanale "Centonove" anche "TEMPOSTRETTO" si occupa di noi
http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=15244 (al link troverete anche i commenti)
Società
02/04/2009
Messina is not Sicily, e Reggio non vuole più essere ‘di Calabria’
Un nuovo sentimento autonomista e indipendentista anima le due città dello Stretto, e si esprime sul web: forum, blog e anche facebook ...
Reggio e Messina sono due realtà metropolitane che condividono lo stesso territorio di riferimento: lo Stretto. Accomunate da usi, costumi, tradizioni, eventi storici e anche da alcune caratteristiche genetiche, le due città dello Stretto oggi sono arrivate a un tal punto di integrazione, urbanizzazione e vicinanza da potersi considerare, nonostante i problemi dei collegamenti negli ultimi due anni, veri e propri quartieri di un’unica, grande, città Metropolitana.Tra i tanti aspetti “positivi” e “propositivi” che accomunano Reggio e Messina, ce n’è uno un pò più particolare, che se vogliamo è “negativo” e “disfattivo”, di una negazione e di un disfattismo che però il territorio sfoga in modo assolutamente giustificabie, o quantomeno comprensibile: la sofferenza reciproca dell’appartenenza alla rispettiva Regione di riferimento.Messina, infatti, subisce la gestione sociale, economica, territoriale e politica della Regione Sicilia, che si fonda sull’asse Palermo-Catania mettendo il più possibile da parte la città e la Provincia di Messina.Al tempo stesso Reggio, in Calabria, subisce in modo forse ancor più grave e devastante i soprusi di Catanzaro-Cosenza, palpabili nella gestione delle risorse economiche e amministrative.Storie vecchie, vecchissime e spesso addirittura antiche: ricordiamo la Rivolta di Reggio del ‘70, quando Catanzaro scippò la Città dello Stretto di quel riconoscimento amministrativo che le spettava per diritto naturale, o ancora la forzatura del tracciato “Cosentino” dell’A3 negli anni immediatamente successivi. Una scelta rivelatasi poi un boomerang per tutta la Regione.Nelle pagine della storia si nascondono, tra le righe dei saggi più approfonditi e prestigiosi che analizzano l’evoluzione del mezzogiorno, quelle origini che fanno di Reggio e Messina una comunità a sè stante, la Comunità dello Stretto, ben distinta e separata dal resto di Sicilia e Calabria.Basti pensare a quando Messina, mentre Catania aveva soltanto appena iniziato a svilupparsi e crescere, rivaleggiava con Palermo per il ruolo del predominio assouto nella Sicilia e nel Mediterraneo.O a quando più che di “Calabria” si parlava di “Calabrie“, al plurale, proprio per differenziare l’area Cosentino/Catanzarese da quella di Reggio e dintorni.Proprio dalle pagine della storia sembra pulsare, oggi, un nuovo sentimento autonomista e indipendentista, ovviamente nei limiti della Costituzione Italiana.Un sentimento nato dal fatto che Reggio e Messina vogliono iniziare ad amministrarsi e gestirsi da sè.Un sentimento forte, che accomuna ulteriormente le due città e che vede nel web una valvola di sfogo non indifferente.“Messina is not Sicily”, ad esempio, è sbarcato anche su Facebook, con un gruppo che spiega in modo molto dettagliato e approfondito perchè Messina non apparterrebbe alla Sicilia.“Messina non ha nulla a che fare con la Sicilia e con i Siciliani, per dialetto, modi di essere ecc. ecc. Se si vuole avvicinare Messina a un’altra entità geografica affine questa può essere esclusivamente Reggio Calabria”.E nel gruppo viene ripreso il “Viaggio in Italia”, una corposa e approfondita guida di Guido Piovene che recita così: “Andando da Messina verso Palermo sulla costa settentrionale della Sicilia, si assiste al cambiamento non tanto delle qualità del paesaggio quanto dei caratteri umani”.Su Facebook, il gruppo richiama il “Dublin University Magazine” del 1860, un giornale politico e letterario in cui si legge “Messina is not Sicily, though Palermo, in some measure, is”.Messina non è Sicilia, quindi, e allora ecco un paragrafo dedicato alla glottologia: Messina si differenzia di gran lunga dal resto della Sicilia anche nella lingua parlata, nell’accento e nei dialetti.E la geografia? Come la mettiamo? Messina è in Sicilia, geograficamente: nessuno può negarlo!“Sì - leggiamo sul gruppo di Facebook ‘Messina is not Sicily’ - ma anche Israele è in Medio Oriente, Piacenza in Emilia Romagna (in realtà è una città lombarda), La Spezia in Liguria (in realtà è una città toscana)”.Il messaggio è forte e chiaro: “Una collocazione geografica non impone un’identità”: “Messina non è Sicilia” prima di essere un gruppo di Facebook è un blog: http://messinanonesicilia.blogspot.com/ nato a fine 2007 quando titolava “Che il 2008 liberi Messina dalla Sicilia”.Adesso la speranza sarà per il 2009.Se vogliamo andare un pò indietro nel tempo, e richiamare il tremendo sisma del dicembre 1908, possiamo riproporre una citazione da un articolo de “Il Mattino” del 2-3 Gennaio 1909: “Oggi è il quarto giorno del disastro e … dalla Sicilia? Oh è una vergogna , una vergogna, una vergogna! Lasciate che lo gridi ai siciliani. Questa isola non ha avuto un palpito o non ancora l’ha manifestato.La Sicilia non ha dato un veliero, non un piroscafo, non un vestito , non un grido…”E intanto ci si diverte a dipingere nuove cartine, a staccare Messina e il Messinese della Sicilia e Reggio e il Reggino dalla Calabria.A proposito di Reggio: a seguito del riconoscimento dello status di ‘Città Metropolitana’, una nuova vampata d’orgoglio e dignità ha investito i cittadini Reggini.Basta fare un rapido giro sul Forum cittadino, http://www.gentereggina.org/ per leggere le seguenti frasi: “Non mi sono mai sentito calabrese, non lo sarò mai, e oggi più che mai sono orgoglioso di essere Reggino”, e ancora c’è chi propone di togliere ‘di Calabria’ dal nome della città, e di chiamarla “‘Reggio’, e basta”. Qualcuno aggiunge che “magari ‘Reggio del Sud’ sarebbe bello, l’importante è che scompare ‘di Calabria’”.E ancora, “Reggio del Mediterraneo” è il nome che sogno per la “mia Città Metropolitana. Non ho nulla di Calabrese e non mi sento Calabrese”.Discorsi, opinioni, idee, sentimenti venuti fuori in modo assolutamente spontaneo, naturale, senza che qualcuno avesse chiesto specifiche sull’argomento, senza che qualcuno avesse provocato: uno stato d’animo sociale, civile che accomuna ulteriormente Reggio e Messina.Messina e Reggio: ogni giorno più vicine con il cuore, e viste le ultime vicende politiche anche con la testa e con la ragione, per sugellare quel processo di conurbazione che davvero le porterebbe a vivere la quotidianità come due veri e propri quartieri di un’unica, grande, città.“Messina non è Sicilia” si augurava che il 2008 liberasse Messina dalla Sicilia. Non appaia una forzatura l’utilizzo del termine “libertà”.In fondo anche Alcide De Gasperi ci invitava ad essere uniti. E lo faceva, dicendo che “se sarete uniti sarete forti. E se sarete forti, sarete liberi”.
Peppe Caridi

giovedì 22 gennaio 2009

La rivista "Focus" individua tutti i mafiosi più importanti. Guarda caso nessun messinese tra di loro.

Su Focus Storia n° 25 (in edicola dal 1° novembre 2008) un approfondito dossier sulla storia della mafia: la nascita, l'ascesa e i protagonisti di camorra, mafia e 'ndrangheta spiegati dagli storici. Dalla provincia di Palermo a Trapani a Caltanissetta tutti i mafiosi più importanti. Guarda caso nessun messinese.Messina is not sicily.
http://www.focus.it/Storia/speciali/Vite_da_padrini.aspx

Joe Masseria, il boss che dominò New York negli Anni '20. La storia della mafia è anche quella delle carriere criminali di alcuni boss che hanno segnato l'espansione di Cosa Nostra. In Italia e negli Stati Uniti. Ecco le vicende di alcuni di loro. La carrellata continua su Focus Storia n° 25 in edicola dal 1° novembre 2008.Joe Masseria “the boss”In America lo chiamavo Joe Masseria, o “Joe the boss”, ma il suo vero nome era Giuseppe Masseria. Originario di Castellammare del golfo, in provincia di Trapani, a 43 anni, si guadagnò un appellativo degno di un gangster: “l’uomo che può schivare le pallottole”, in memoria di un attentato mafioso da cui uscì miracolosamente indenne, cavandosela con solo due fori di proiettile sul cappello di paglia. Eliminato. Dal 1920 comandò la banda Morello, uno dei clan più potenti a New York. A ordinare il suo omicidio 11 anni dopo, nel 1931, fu il boss Lucky Luciano, durante la guerra di mafia castellammarese, il conflitto italo-americano per la conquista della leadership combattuta, a New York, tra la famiglia dei Maranzano e quella dei Masseria.

Joe Valachi, (nato nel 1905 a Castellammare del Golfo - Trapani ndr ) ispirò il personaggio di Frankie Pentangeli. Joe Valachi, l'"inventore" di Cosa Nostra Joseph Valachi fu il primo grande pentito, colui che parlò pubblicamente dell’esistenza della mafia e la definì con il termine “Cosa Nostra”. Originario della Romania, visse a New York a diretto contatto con la vita delle cosche (era l’autista di Gaetano Reina, del potente clan di Joe Masseria) e prese parte alla guerra di mafia promossa da Joe Masseria, Vito Genovese e Lucky Luciano contro la rivale cosca napoletana. In regola. Le sue confessioni aiutarono a ricostruire l’organigramma della mafia e a comprendere meglio le regole che la governavano. Morì per un arresto cardiaco, dopo un tentativo di suicidio, nel 1971. La sua storia ispirò il personaggio di Frankie Pentangeli nel film Il padrino II.

Foto segnaletica di Vito Genovese (nato a Tifino (Napoli) ndr) , morì in carcere nel 1969. Vito Genovese, il lanciatore di moneteBoss dell’omonima famiglia, Vito Genovese, dopo essere emigrato in America nel 1913, iniziò la sua carriera criminale al termine della Prima guerra mondiale lavorando al servizio di Joe Masseria, con boss del calibro di Lucky Luciano, Meyer Lansky e Frank Costello. Ritornò in Italia a 40 anni, nel 1937. In occasione dell’occupazione militare americana fece l’interprete del colonnello Poletti dell’US Army. Durante questo periodo risiedette nella regione di Nola (in provincia di Napoli) dove è ancora vivo il ricordo dei suoi "missilia", il lancio di monete d’argento alla folla. Non solo: si narra fosse solito prolungare i periodi di festa del suo paese natale (Tufino, in provincia di Napoli) finanziando la festa a sue spese. Mecenate. Le cronache parlano anche di una grande generosità dimostrata verso la chiesa del suo paese che ristrutturò e omaggiò di due vasi di epoca Ming che valevano più di tutto il complesso. Fu incarcerato nel 1959 e morì in prigione dieci anni dopo.Carrellata di boss
Da Luciano Liggio a Calogero Vizzini: "uomini d'onore" d'altri tempi.

Il boss corleonese Luciano Liggio. Spadroneggiò a Palermo. Luciano Liggio, "la primula rossa"Soprannominato dagli inquirenti “la primula rossa”, il corleonese Lucianeddu Liggio, ancora giovane prese il posto del capo mafia Michele Navarra e s'impose a Palermo, collaborando con Salvatore Riina, Calogero Bagarella e Bernardo Provenzano. In breve tempo conquistò i mercati illegali e si arricchì sfruttando le opere di edilizia urbana, pubblica e privata e usufruendo degli appoggi di Vito Ciancimino, in quegli anni assessore e sindaco di Palermo. Accusato dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto (1948) e del capo mafia di Corleone Michele Navarra (1958), fu arrestato la prima volta il 14 maggio del 1964. Capo mafia, a chi? Assolto per insufficienza di prove prima a Catanzaro (1968) e poi a Bari (1969), uccise nel 1971 il procuratore capo di Palermo Pietro Scaglione. Fu infine arrestato a Milano il 16 maggio 1974 e finì in carcere. A Enzo Biagi che lo intervistò, disse: “Io sono stato considerato un capomafia e non è vero, fandonie. Se poi esiste non lo so”. Morì in carcere per un arresto cardiaco il 15 novembre 1993.

Bernardo Provenzano (nato a Corleone -Palermo ndr ) della latitanza durata 43 anni. Bernardo Provenzano, il latitanteLa sua latitanza durò 43 anni, così a lungo che per molto tempo fu considerato vittima della lupara bianca. Il suo nascondiglio fu trovato solo nella primavera del 2006 quando si scoprì che il super boss Bernardo Provenzano aveva il suo rifugio in una masseria del Corleonese, da dove comunicava attraverso i famosi “pizzini”, bigliettini di carta con cui dava ordine ai suoi affiliati. Iniziò la sua carriera negli Anni ’50, insieme a Salvatore Riina, diventando il più fidato luogotenente di Luciano Liggio, allora capo di Cosa Nostra proprio nel Corleonese. Di lui Liggio disse: “Spara come un Dio, ma ha il cervello di una gallina”. Approdò ai vertici di Cosa Nostra all’inizio degli Anni ’80, dopo avere fatto uccidere tutti i rivali. Piovra. Ma se per molto tempo è stato considerato solo un killer senza scrupoli, nel corso degli anni sono emerse anche le sue responsabilità nell’organizzazione del riciclaggio del denaro sporco. E non solo: suoi stretti collaboratori hanno portato alla luce anche l’influenza avuta nella gestione degli appalti illegali e i suoi contatti con il mondo politico.

Calogero Vizzini (nato a Villalba ( Caltanissetta) ndr) Fondò una fabbrica di dolci con Lucky Luciano. Calogero Vizzini, il boss sindaco
Capo della mafia siciliana Calogero Vizzini, Don Calò, operò soprattutto nel periodo dell’occupazione della Sicilia da parte delle truppe alleate, durante la seconda guerra mondiale. “Uomo d’onore” temuto e rispettato da tutti, fu imposto come sindaco di Villalba (provincia di Caltanisetta) dall’Amgot, il governo militare statunitense dei territori occupati, probabilmente per compensarlo dell’aiuto che la Mafia siciliana, e lui in particolare, diedero alla cacciata dei nazifascisti dall’isola.Nel dopoguerra favorì il rilascio di molti boss mafiosi incarcerati, o al confino, contribuendo alla rinascita della nuova mafia. Caramelle da uno sconosciuto. A Palermo fondò la Fabbrica di confetti e dolciumi insieme a Lucky Luciano. La fabbrica, però fu immediatamente chiusa per un articolo comparso su un giornale in cui si sottolineava la possibilità che la società potesse nascondere traffici di eroina. Don Calò morì di vecchiaia a 77 anni, nel 1954, lasciando un patrimonio valutato alcuni miliardi, accumulati in meno di 10 anni.

lunedì 5 gennaio 2009

Messina tra le 26 città più sicure d' Italia secondo il Sole 24 Ore.Messina non è Sicilia.


Pubblicata dal Sole 24 Ore la tradizionale classifica di fine anno sul livello di vivibilità della città italiane TRA BEN 103 PROVINCE. Messina è tra le 26 province italiane più sicure avuto riguardo all'Ordine Pubblico ed alla sicurezza. Mi si spieghi cosa c'entra Messina con la sicilia e le città siciliane (Catania è all' 86simo posto, Palermo al 67esimo etc etc). Considerando il fatto che Messina subisce l'accorpamento con una provincia in cui prolifera la mafia e la microcriminalità, si comprende come se fosse considerata solo la città di Messina (senza la provincia) essa si attesterebbe ancora più su.Messina (compresa purtroppo la provincia) è la decima città italiana con meno microcriminalità.E' tra le 21 province con meno giovani fuorilegge.E' al 17esimo posto come delitti avvenuti in provincia (e consideriamo sempre che la maggior parte avvengono in provincia).Pensate se Messina fosse stata considerata senza la provincia.Messina non è Sicilia.