martedì 11 novembre 2008

Eri cliente Unicredit? Adesso ti passano al "Banco di Sicilia" automaticamente.Purtroppo sempre più invadente la regione siciliana a Messina


Anche io ero cliente Unicredit group ed ho dovuto verificare che tutte le filiali dell'Unicredit delle città inserite geograficamente nell'isola chiamata Sicilia sono state "assorbite" dal Banco di Sicilia. Ovvero tutti i correntisti unicredit passano "coattivamente" a Banco di Sicilia.Tutto ciò determinato dalla fusione Unicredit-Banco di Sicilia. Come messinese pur di non vedere "coattivamente" il mio conto corrente al Banco di SICILIA, cambierò istituto bancario.

mercoledì 5 novembre 2008

Antonio Martino:"Dividere la Sicilia in due".Per noi è ancora poco ma è un buon inizio


Antonio Martino ieri a Ballarò ha detto di ritenere auspicabile dividere amministrativamente la regione "Sicilia" in due.Per noi non è ovviamente il massimo ma già sarebbe un inizio nell'ottica di vedere Messina fuori dalla regione siciliana.

mercoledì 1 ottobre 2008

Catania non si smentisce.Vergognoso attacco ai tifosi del Chievo

Ecco cosa succede in Sicilia a Catania.A Messina non accadrebbe perchè i tifosi della città di Messina sono diversi dai tifosi siciliani (specie Palermo e Catania).


http://www.asca.it/moddettregione.php?id=320311&img=&idregione=&nome=&articolo=CALCIO:%20SINDACO%20VERONA,%20PERCHE
CALCIO: SINDACO VERONA, PERCHE' TIFOSI CHIEVO NON SCORTATI DA POLIZIA?
(ASCA) - Verona, 29 sett - ''L'aggressione di cui sono stati vittime a Catania i sostenitori del Chievo Verona e' inqualificabile, come pure inqualificabile e' che il Questore abbia lasciato uscire e allontanare dallo stadio i sostenitori della squadra veronese senza alcuna scorta di Polizia nonostante quello stadio sia frequentato anche da persone pericolose e legate alla criminalita' locale, come tristemente testimoniato dagli incidenti in cui fu ucciso Filippo Raciti''. Questo il commento del Sindaco di Verona, Flavio Tosi, sull'agguato ai danni dei tifosi clivensi, ''notoriamente la tifoseria piu' pacifica d'Italia'', ha sottolineato.''Come ha gia' detto il Ministro degli Interni Maroni in occasione delle violenze perpetrate dai tifosi del Napoli - ha concluso Tosi - e' necessario colpire duramente questi fenomeni che, senza sanzioni adeguate, continueranno a verificarsi ogni domenica: e' ora che cessi ogni impunita' per chi si rende responsabile di aggressioni e violenze e affinche' anche chi si nasconde dietro i colori di una squadra di calcio o di altro sport sappia che per lo Stato non c'e' alcuna differenza tra lui e un criminale comune''.''Mi auguro che l'Osservatorio prenda in questo caso provvedimenti esemplari - ha detto dal canto suo l'assessore veronese allo sport Federico Sboarina - per evitare di dare, come accaduto in passato, la sensazione che vengono utilizzati due pesi e due misure''.fdm/mcc/rob
(Asca)

mercoledì 10 settembre 2008

Siamo alle solite.Secondo Ivan Lo Bello le sezioni di Confindustria di Catania e Palermo non forniscono collaborazione alla strategia antimafia


Come si legge sotto secondo il Presidente dei Confindustriali della Sicilia , le sezioni di Catania e Palermo non avrebbero collaborato per espellere chi paga il pizzo.Veramente vergognoso.Di Messina non si dice nulla (Messina viene considerata città siciliana) ma questo ci fa sperare che al solito Messina abbia risposto con i fatti alla chiamata contro la Mafia.Per Catania e Palermo non sembra lo stesso. Come al solito.

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Da "LA STAMPA" di venerdì 5 settembre 2008
DUE PROVINCE NON SEGUONO LA LINEA DURA VARATA UN ANNO FA IN SICILIA Boicottata la svolta antimafia Confindustria, a Catania e Palermo nessuna espulsione per chi paga il pizzo

LIRIO ABBATE PALERMO

Il terremoto lo ha provocato un anno fa Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, quando ha detto ai suoi colleghi che la mafia doveva restare fuori dagli affari degli industriali siciliani: fuori dall`associazione chi si piega e paga il pizzo. Una svolta storica che non aveva però fatto i conti con la triste realtà siciliana. A un anno di distanza dall`istituzione del codice etico, molti imprenditori fanno fatica a sottrarsi alla mafia. Così, alla richiesta di Lo Bello di cacciar via da Confindustria chi è colluso o versa somme di denaro nelle casse dei boss, i presidenti territoriali siciliani rispondono col boicottaggio. E si girano dall`altra parte.
Emerge, dunque, che a Palermo e Catania nessun imprenditore iscritto a Confindustria è stato espulso finora dall`associazione per non aver denunciato le richieste di pizzo, così come previsto dal codice etico. Tra i dieci casi (a Caltanissetta e Agrigento) citati nei giorni scorsi dal leader degli industriali siciliani, ci sarebbero imprenditori che si sono allontanati spontaneamente, non condividendo la linea della dirigenza, e associati cacciati per varie altre ragioni, come il fatto di non aver collaborato con la giustizia e di essere coinvolti in procedimenti giudiziari di mafia.
Secondo lo statuto dell`organizzazione degli industriali, spetta alle sedi territoriali avviare azioni disciplinari nei confronti di associati che omettono di denunciare il racket. Lo Bello, in questo caso, non ha il potere per cacciarli via. A Palermo e a Catania le inchieste hanno dimostrato che i mafiosi impongono il pizzo su appalti e forniture.
In alcuni casi, addirittura, gli imprenditori sono risultati prestanome di boss mafiosi. Fonti confindustriali sostengono tuttavia che gli imprenditori coinvolti nelle operazioni antiracket a Palermo hanno ammesso di es- sersi piegati al racket. Ora stanno collaborando e nessuno di loro avrebbe contestato i risultati delle indagini.
Per questo motivo non ci sarebbero state espulsioni.
Dopo la svolta di Confindustria, alcuni imprenditori hanno trovato quindi il coraggio di denunciare e si sono presentati spontaneamente alle forze dell`ordine, altri invece continuano ad avere paura, se è vero che, come emerge da diverse indagini, l`80 per cento degli imprenditori paga il pizzo.
L`iniziativa del presidente Lo Bello sembra dunque non essere stata pienamente messa in pratica all`interno di Confindustria, anche se è servita a creare un movimento di rivalsa nei confronti della mafia. Ad Agrigento e a Caltanissetta gli imprenditori hanno cominciato a denunciare le estorsioni (40 dal primo settembre 2007 a oggi), facendo arrestare i mafiosi. Anche a Palermo un piccolo gruppo di industriali sta collaborando, grazie all`aiuto delle associazìonì antiracket come Libe- ro Futuro e Addiopizzo.
A Catania, territorio appetibile per gli interessi mafiosi e con centinaia di iscritti in Confindustria, di espulsioni per il pizzo nemmeno l`ombra. Eppure il racket è forte nella città etnea: se non paghi ti fanno saltare in aria cantieri e mezzi edili. E` accaduto un anno fa all`imprenditore Andrea Vecchio, che è ` anche presidente dell`Ance, l`associazione dei costruttori. Lui si è ribellato alle richieste estorsive, e adesso vive una situazione paradossale:
Confindustria vorrebbe «cacciare» via lui dall`associazione, e non chi è colluso o fa il prestanome dei boss.
A Vecchio, sotto scorta perché la mafia minaccia di vendicàrsi, viene contestato di aver rilasciato dichiarazioni sul conto di Confindustria Catania secondo cui qui esiste uno «strapotere subito dagli industriali», con un chiaro riferimento ai vertici dell`associazione etnea. Per questo, nei suoi confronti, è stato avviato un procedimento davanti ai probiviri. Uno contro tutti. O tutti contro uno? Buoni risultati a Caltanissetta e Agrigento: già 40 estorsioni denunciate Contro 9 racket:
Unannofa Confindustria Sicilia ha lanciatola campagna contro il pizzo, con un codice etico molto severo che prevede l`espulsione degli imprenditori che pagano [.]

martedì 26 agosto 2008

Caro Dott.Franza, a Messina non si utilizzano atti meschini tipici forse delle città siciliane (Catania e Palermo etc)


Leggiamo su "Gazzetta del Sud" del 25.08.2008 in un'intervista al Dott. Franza quanto segue:


«È un'opzione che abbiamo considerato, ma l'abbiamo scartata per motivi di integrità fisica».«Io ho quattro figli, mio fratello tre. Pensate che alla settima o ottava sconfitta consecutiva – perché questo era quello che ci attendeva – non avremmo rischiato che qualche testa calda avrebbe reagito in maniera inconsulta? Abbiamo preferito tagliare una pianta ormai marcia. E non dimenticate che abbiamo tentato di vendere la società per due anni senza alcun risultato».

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Forse il Dott. Franza dimentica che Messina è una città civile e composta al 99% da persone pacifiche.Non siamo certo a Palermo o Catania dove in qualche caso c'è davvero il rischio che lui teme. A Messina no.La storia sia calcistica, sia sociale, sia politica, dimostra che i cittadini messinesi sono persone perbene. Non per niente si è sempre parlato di "Messina città babba" ,ovvero una città pacifica e legalistica.Messina anche in questo non è Sicilia.

Ma perchè i clubs organizzati parlano a nome di tutti i cittadini messinesi?

Leggendo quanto di seguito (al link ) mi chiedo.
Ma quando è stata fatta la consultazione pubblica tra i cittadini messinesi per dare il consenso a questo comunicato stampa?
Credo mai.
Una cosa sono i clubs organizzati, una cosa è la cittadinanza messinese.
Come mai i club organizzati parlano anche a nome di tutti i cittadini messinesi?
Anche perchè molti cittadini messinesi (non io) vorrebbero seguire il Messina anche se retto da Franza.
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Egr. Presidente Figc dott. Abete
Egr. Sign. Sindaco Messina dott. Buzzanca
Egr. Presidente Lega Dilettanti dott. Tavecchio
E p.c.
Segreteria Figc
Ufficio stampa Figc
Lega Nazionale Dilettanti
E con preghiera di diffusione a :
Gazzetta del Sud
Gazzetta dello Sport
Corriere dello sport
Tutto Sport
Alla vigilia della decisione che comunque vada vedrà umiliata la comunità messinese dobbiamo a tutti il perché del rifiuto della tifoseria e della cittadinanza di Messina a seguire le sorti del FC.Messina della famiglia Franza.Lo facciamo ponendo domande e riflessioni.Perché dott. Abete e dott. Tavecchio ammettere a qualsiasi torneo, anche dilettantistico, una società e la sua proprietà che ha goduto e male impiegato già cospicui finanziamenti negli anni di A e B , un riammissione in A ,con ricorso al Consiglio di Stato ,per mancato pagamento tributi , che peraltro ha ingenerato cause di risarcimento economico e costretto la città a mobilitarsi ,ottenuto somme dal “paracadute” per la retrocessione in B ed a fronte ha ricambiato con DUE retrocessioni in un anno (record!!) procedimenti ed indagini per comportamenti non cristallini, bruciato milioni di euro anche degli sportivi (leggi decine di migliaia di abbonamenti) con una gestione illusoria che si conclude con una rinuncia alla serie B ed un monte debiti tale da non pagare dipendenti e fornitori chiedendo una soluzione da sconto pre-fallimentare.Perché dott.Buzzanca non trovare soluzioni magari meno di “prestigio” economico ma con sole motivazioni calcistiche ,soluzioni dove il cuore di una tifoseria (non clienti) , che tutti riconoscono calda ma leale e corretta, come anche in occasione della sciagurata rinuncia alla B dei FRANZA ha dimostrato evitando qualsiasi forma di manifestazione violenta, si ritrovi umilmente e con unità a seguire una bandiera simbolo di una città , cosa che oramai nessuno pensa di riconoscere al Messina targato Franza.Il tutto magari operando disgiuntamente e/o con un collegamento indiretto con il calcio per tutto quello riguarda la soluzione stadi.Perché Signori tutti , i valori dello sport , la fede in una maglia , l’immagine di una città ,deve essere affidata ad una famiglia che con le decisioni assunte e le dichiarazioni fatte ha disprezzato tutto e tutti , litigato con istituzioni locali e lega calcio , svenduto una categoria di prestigio guadagnata con il partecipato sacrificio dei tifosi con anni e km di passione peraltro a seguito della precedente cancellazione (gestione Massimino) .Ribadiamo , no ai Franza e si ad una soluzione oggi o tra un anno che faccia riferimento ad imprenditori , professionisti , uomini che hanno a cuore le sorti di una comunità e non soli propri esclusivi interessi.
Gioventù Giallorossa
NOCS
Fedelissimi
Uragano Cep
Ultras 90
Lions
Presidente F.I.G.C
Egr. GianCarlo Abete
Lega Nazionale Dilettanti
Sindaco città di Messina
Presidente della Provincia Regionale di Messina
Segreteria Generale F.I.G.C
Ufficio Stampa F.I.G.C
LA TIFOSERIA ED I CITTADINI MESSINESI CHIEDONO CHE LA SOCIETA’ F.C MESSINA DI PROPRIETA’ DELLA FAMIGLIA FRANZA NON SIA AMMESSA AD ALCUN TORNEO COME RAPPRESENTANTE DELLA CITTA’.PREGHIAMO CODESTA LEGA A VALUTARE ALTRE PROPOSTE ALTERNATIVE ALL’FC. MESSINA.IN ALTERNATIVA SAREMMO ANCHE DISPOSTI A RIMANER SENZA UNA SQUADRA OCCUPANDO IL TEMPO A CREARE LE PREMESSE PER FAR NASCERE UNA SOCIETA’ CHE CI POSSA RAPPRESENTARE IN MANIERA CONSONA ALLE NOSTRE TRADIZIONI NELLA STAGIONE CALCISTICA 2009-2010.MESSINA 19/08/2008I Club Organizzati Fedelissimi Giovanni CarusoGioventù GialloRossa Nino MartoranaUragano C.E.P Domenico VentraN.O.C.S Pietro RomeoUltras 90 Massimo RizzoLIONS Maurizio Nicotra

domenica 24 agosto 2008

Le magliette "mafiusu sugnu"? L'avevamo segnalato sul nostro blog un anno fa


La vergogna delle magliette vendute in città ("Mafiusu sugnu" e similari) - sollevato meritoriamente sulla "Gazzetta del Sud" nell'articolo "Mafiusu sugnu": le magliette della vergogna" del 19.08.2008 pg 31 dalla brava giornalista Natalia La Rosa - era stata da noi segnalata circa un anno fa http://messinanonesicilia.blogspot.com/2007/12/messaggio-lasciato-sul-blog-del.html
ps: vedi anche una nostra segnalazione sul blog riportata dal settimanale "Centonove" L'importante settimanale "Centonove" riprende una denuncia di questo blog

domenica 10 agosto 2008

Anche nel famoso libro "Viaggio in Italia" si rimarca la "distanza" tra Palermo e Messina


Dal famosissimo libro di Guido Piovene "Viaggio in Italia" (uno dei migliori del genere, se non il migliore) a pg 449 si legge "Andando da Messina verso Palermo sulla costa settentrionale , si assiste al cambiamento non tanto della qualità del paesaggio, quanto dei caratteri umani"

sabato 2 agosto 2008

Adesso tutti ad attaccare Franza. Ma perchè non ci pensavano prima?


Adesso è tutto un rincorrersi di attacchi a Franza & Company. Questo blog è da mesi invece che ,in assoluta solitudine, steccava dal coro di consensi all' FC.MESSINA PELORO. Prendiamo (solo ad esempio sia chiaro) l'intervento del giornalista Sig. Giuseppe Midili http://www.messinasportiva.it/news.php?id=6115&dove=a .Ci chiediamo perchè questo cose (specie contro i Franza) non le si scrivevano mesi fa.

giovedì 31 luglio 2008

L'importante settimanale "Centonove" riprende una denuncia di questo blog


Sul numero del 19.05.2008 di "Centonove" (che ringraziamo) si legge
http://www.centonove.it/arretrati/2008/19/index.html a pg 5 l'articolo dal titolo "W la MAFIA DA DUE MESI" La scritta sul viale Boccetta. La denuncia viene dalla rete
MESSINA. La segnalazione arriva dalla rete. Che è diventata un canale di informazione
indipendente e senza filtri. Sul viale Boccetta a Messina, proprio di fronte all'istituto scientifico Archimede, campeggia una scritta che nessuno si è preso la briga di far cancellare. W la mafia. La foto è stata inviata e si trova sul blog messinanonesicilia.blogspot.com, dove si legge “è uno sfregio permanente alla città di Messina che non è stato ancora cancellato negli ultimi due mesi”. L'estensore del blog, ha poi un'altra convinzione, che l'autore del gesto possa essere un “non messinese” di passaggio
Ecco invece la denuncia sul nostro blog

mercoledì 30 luglio 2008

Il libro "Le due Italie" sulla mafia in Sicilia

Sul libro di "Giorgio Florita" intitolato "Le due Italie" a pg 79 si scrive che "La zona orientale (della Sicilia n.d.r.) non conosce la mafia"
ps: guardare anche qui

Con l'iniziativa "ricominciAMO" è cominciato il declino cittadino


A nostro parere chi ha organizzato l'iniziativa "ricominciAMO" ha affossato definitivamente Messina ed i Messinesi. Prima di quella disastrosa iniziativa Franza avrebbe quasi sicuramente continuato a reggere la società. Ma vedendo meno di 3000 persone allo stadio si sarà convinto che era meglio non continuare perchè i tifosi non ne vogliono sapere di tornare allo stadio (nemmeno se sollecitati da qualche cd capoclub, qualche televisione e/o giornali). Chi ha organizzato "ricominciAMO" dovrebbe quindi stare in silenzio, a nostro parere adesso al posto di andare addosso a destra ed a manca (es contro Franza che prima era quasi idolatrato ed i cui comunicati stampa erano pubblicati in Home Page http://www.biancoscudati.it/home/index.php?categoryid=1&p2_articleid=6 )

martedì 29 luglio 2008

Biancoscudati.it & Buzzanca i colpevoli del fallimento del calcio a Messina




I responsabili della fine del calcio a Messina, a nostro parere, si chiamano forum biancoscudati.it e Buzzanca.
Noi avevamo allertato sulla situazione devastante cui sarebbe andata incontro la città di Messina già l'estate scorsa.
Sul forum biancoscudati.it siamo stati bannati perchè avevamo allertato gli sportivi sul fatto che
1) Franza ci avrebbe portati al disastro
Siamo stati bannati ed anzi negli ultimi mesi questo forum era diventato quasi il megafono della famiglia Franza.Se Franza fosse stato contestato (altro che "ricominciamo!) per tempo (durante il campionato) le cose sarebbero cambiate.
Questo Forum si è anche reso artefice di quella malaugurata fallimentare manifestazione allo stadio chiamata "ricominciAMO" (nemmeno 3.000 persone presenti in uno stadio di potenziali 40.000 spettatori) che ha convinto Franza che nessuno sarebbe venuto allo stadio neppure sollecitato da tutte le TV ed i giornali.

2) Abbiamo sempre contestato il trinomio franza-coppola-gasparin.
Avevamo ragione.
Nessuno dei due è rimasto e Coppola, che si diceva innamorato della città, era invece a quanto pare innamorato ai soldi che gli dava Franza e al contratto quasi da "pensionato" che aveva.Se amavano la squadra perchè non rimanevano anche in CND? Quando la barca affonda...

3) Giuseppe Buzzanca non è nato a Messina. E' nato a Barcellona P.G. e quindi è un siciliano.
Noi invece volevamo un cittadino nato a Messina città ,non un siciliano.Avevamo allertato i messinesi a non votare un sindaco siciliano. Ecco qui i risultati.

4) Abbiamo sempre insistito sul fatto che senza una base economica Messina andava allo sbaraglio.Senza lo sviluppo economico non ci può essere imprenditoria e quindi progresso per la squadra di calcio. Siamo stati indicati come disfattisti (con l'invito a trasferirci a Treviso o Varese dove avremmo trovato lo sviluppo economico che volevamo)

Chi aveva ragione allora? Adesso piangiamo sul latto versato ma è inutile.

venerdì 25 luglio 2008

Elezioni: Messina si va "sicilianizzando".Dobbiamo reagire!


I risultati delle ultime elezioni comunali a Messina si sono avuti dopo settimane e settimane. Un disastro la macchina organizzativa elettorale comunale, degna della "Sicilia" non di Messina.Una vergogna immane prodotta dall'essere sottomessi all'amministrazione della Regione Sicilia. E' stato eletto a Sindaco peraltro un siciliano (ovvero non nato a Messina città) , il Dott. Giuseppe Buzzanca. Ecco che Messina si sta "sicilianizzando" ed a questo dobbiamo reagire idealmente.Messina ai Messinesi!

sabato 7 giugno 2008

E ancora a Messina ci sono "sportivi" ,e non, che sembrano ancora avere l'anello al naso nella "fiction" fallimento FC Messina

La "fiction" dell'FC Messina non è finita. Facile a Messina strumentalizzare per il calcio. C'è ancora chi ,"sportivo" o non , sembra quasi avere ancora l'anello al naso. Dopo essere stati calpestati dal Sig. Dott. Gasparin, anche i Franza cercando di strumentalizzare politicamente la situazione sapendo che a Messina c'è gente con l'anello al naso facile da prendere in giro. Guarda caso la famiglia Franza, a pochi gg dalle elezioni, dice di voler andare via perchè non hanno avuto la concessione degli stadi ad uso loro commerciale. Ed ecco che qualcuno cade nella trappola cercando di implorare i politici di dare questo sbocco commerciale ai Franza pur di non far fallire la squadra. Eh sì, adesso la città si priva di due impianti sportivi per darli ad esterni al Comune o peggio ai Franza. Della serie "come farsi calpestare due volte". Certa gente sembra non avere dignità. La dignità di dire: "non avrete nulla.qui si fa sport e non politica o affari.Falliremo ma voi non avete nulla".Non si capisce che Messina deve ripartire dall'imprenditoria e non dal calcio. Lo sport può esistere solo se si risolleva la cittò economicamente. Non è pensando "al sole ed al mare", come avviene a Messina, che si fanno i soldi e si porta benessere. Bisogna lavorare e rischiare come si fa altrove. Altrimenti si fa la figura di chi finisce per chiedere l'aiuto ad imprenditori delle altre città o peggio di Messina (come Franza o altri che pensano solo agli sbocchi affaristici). Apparendo alle fine come persone con l'anello al naso e senza dignità.

venerdì 6 giugno 2008

Ciao Gasparin. Torni a fare il funzionario alla FGCI.A Messina tutti i veneti sono benvenuti tranne Lei.

Per fortuna una buona notizia. Quell'insopportabile personaggio chiamato Gasperin, dg dell' FC Messina, va via. Non gli bastava quando in una trasmissione televisiva , ad una precisa affermazione secondo cui "i messinesi sono come i veneti", replicò con un "Non proprio!". Gira la voce che avrebbe una volta detto ai giornalisti di Messina che non sanno fare bene il loro mestiere, tanto che qualcuno di loro ha detto che loro sono bravi come altri , però poi senza dignità andare dietro a questo signore per un anno.Caro Gasparin sicuramente non siamo come Lei. Sicuramente anche i veneti sono un'altra cosa rispetto a Lei. In una delle ultime conferenze stampa aveva pensato bene di subordinare la propria presenza il prossimo anno al fatto che i tifosi fossero stati presenti allo stadio. Quasi nessuno (solo 3.300 spettatotri) hanno seguito la Sua raccomandazione condita a riferimenti e comparazioni inopportuni a tifosi di città vicine. Sempre gli "stupidi" (o quelli che preferiscono farsi vedere stupidi) con l'anello al naso credono che questo signor Gasparin possa trovare un'altra squadra. Ricordiamo tutti come questo signore negli ultimi anni fosse stato solo un funzionario-dirigente della FGCI (non era quindi direttore sportivo di alcuna squadra). Ci chiediamo:ma un dirigente sportivo se è bravo va a fare il dipendente alla FGCI? Se sbagliamo ci si corregga. Ed adesso si permette di porre gli "aut aut", utilizzando squallidi sistemi quali quelli di sfidare i tifosi di Messina a venire allo stadio comparando la situazione a quella di Reggio Calabria (in serie A). Ieri l'ultima frase vergognosa verso i messinesi , con cui diceva che è rimasto sorpreso di trovare persone e tifosi di primo livello. Gasparin lasci la città, nessuno verrà a salutarLa. Anche a Messina sono nati dirigenti sportivi che però non hanno avuto bisogno di lavorare come stipendiati alla FGCI perchè hanno fatto sempre il loro mestiere di direttori sportivi. Loro.

martedì 3 giugno 2008

Al di là delle ideologie , non votiamo come sindaco il siciliano Buzzanca (nato in provincia di Messina)

Il candidato alla carica di sindaco della città di Messina Buzzanca è siciliano (infatti non è nato a Messina ma a Barcellona Pozzo di Gotto). Votiamo qualunque candidato , di qualunque ideologia, ma solo messinesi nati a Messina. Di siciliani (come il commissario straordinario attuale) non ne possiamo davvero più. Messina ai messinesi!

venerdì 30 maggio 2008

Riina (Palermo) e Santapaola (Catania) made in Sicilia




Se andate all'estero nel posto più sperduto e dite "Palermo" - "Catania" - "Sicilia" etc Vi sarà detto "Mafia, Riina, Santapaola". Sono i siciliani (non i messinesi) ad avere partorito Riina (Palermo) e Santapaola (Catania). Se chiedete all'estero o anche in Italia circa un mafioso messinese nessuno Vi saprà rispondere. Solo qualcuno più avveduto (ma davvero molto molto informato) vi potrebbe citare solo un mafioso della provincia di Messina (quindi non nato a Messina) che sta a Messina, o siciliano (quindi non nato a Messina) che sta a Messina, o un esponente della ndrangheta della provincia di Reggio Calabria che sta a Messina. Tranne qualche trascurabile messesinese, "infettato" dalla mafia siciliana, nessun mafioso importante è nato a Messina. Ci sarà un motivo per cui abbiamo saputo resistere dall'infezione mafiosa o no?

ps: devo dire che anche Ragusa ,anche se a differenza di Messina è al 100% è una città siciliana, è una città quasi del tutto immune dal fenomeno mafioso.

giovedì 29 maggio 2008

Un siciliano alla guida di Messina e la città si riempe di spazzatura.Basta con i siciliani.Rivogliamo un messinese!


E' bastato che un commissario siciliano , Sig. Dott. Gaspare Sinatra, prendesse la guida di Messina per vedere la città piena di rifiuti. Ecco cosa accade quando la città viene data in mano ai siciliani. Rivogliamo un sindaco messinese.

Quando Mourinho diceva che per andare a Palermo avrebbe avuto bisogno delle Guardie del corpo..


Il neoallenatore dell'Inter quando era allenatore del Chelsea ha paragonato la trasferta che la sua squadra doveva affrontare ad Oporto (sua ex squadra, da cui è scappato in maniera non felicissima) come una visita a Palermo. «Se ho bisogno di quattro o cinque guardie del corpo per la trasferta contro il Porto? Direi di sì. Se ti rechi a Palermo, penso che ne avresti bisogno». Cosa era accaduto ad Oporto ?Il Porto fu la rivelazione del 2004 avendo vinto il campionato portoghese e soprattutto la coppa dei campioni europea. Mourinho cominciò ad essere corteggiato dal magnate russo proprietario del Chelsea (Abramovich) e nella sera della vittoria della finale di coppa ormai Mourinho era visto come ex-tecnico. Chi ha seguito la partita ricorderà sicuramente l’atteggiamento del tecnico che non festeggiò con la squadra la grande vittoria ottenuta. All’epoca si disse che Mourinho stesse già pensando al Chelsea, ma poi lui stesso dichiarò che non festeggiò a causa delle minacce di morte che gli erano giunte nella settimana antecedente la partita finale. Le minacce di morte erano dovute al "tradimento" del tecnico che, dopo un periodo splendido in Portogallo, sarebbe passato a giorni sicuramente alla guida del Chelsea. Adesso ci chiediamo: Mourinho ha generalizzato. A Palermo ci sono anche le persone perbene però indubbio che la Mafia è nata a Palermo (fino ad irradiarla non solo in tutte le città siciliane ma anche a Messina ed in tutto il resto dell'Italia e del Mondo).Messina non è Sicilia.

martedì 27 maggio 2008

Accoltellato dal padre perchè gay:Palermo non solo città in cui ci sono mafiosi, ma anche città da comportamenti medievali


Accoltellato dal padre perchè gay e perchè quindi portava "disonore e vergogna". Non è roba da medioevo ma è accaduto a Palermo. Quindi Palermo non è solo città in cui sembrano pullulare i mafiosi, ma anche città in cui accadono ancora fatti di questo tipo.Poteva accadere anche a Catania , Agrigento e comunque in tutte le città siciliane. A Messina non sarebbe accaduto ciò che è accaduto in Sicilia.Messina non è Sicilia.

lunedì 26 maggio 2008

Un sogno che diventa realtà.Anche Lombardo non inserisce alcun messinese nella sua giunta.Messina non è Sicilia.


E' con grande soddisfazione che diamo la notizia che NESSUN MESSINESE è presente nella Giunta "Lombardo". Finalmente un altro tassello verso il distacco (fisico) dei messinesi dai siciliani e dai loro enti rappresentativi. L'ultima situazione che obbligava i messinesi ad una "coabitazione coattiva" con i siciliani è saltata e ne siamo lieti.

Ecco la giunta dei siciliani (quindi nessun messinese)


Massimo Russo (MAZARA DEL VALLO) e Giovanni Ilarda (PALERMO) che insieme con il prof. Giovanni la Via (CATANIA) sono i tre 'tecnici'. Gli altri assessori: Antonello Antinoro (PALERMO)(Udc), Titti Bufardeci (Pdl-Fi) (SIRACUSA), Michele Cimino (Pdl-Fi) (PORTO EMPEDOCLE) , Roberto Di Mauro (Mpa) (AGRIGENTO) , Luigi Gentile (Pdl-An) (AGRIGENTO), Pippo Gianni (Udc) (SOLARINO), Carmelo Incardona (Pdl-An) (RAGUSA), Francesco Scoma (Pdl-Fi) (PALERMO) e Pippo Sorbello (Mpa) (MELILLI).


Dopo la figura ridicola di ieri allo stadio si dimettano i cd "capiclubs".

Dati certi. 3.300 presenti ieri allo stadio di cui 600 leccesi. Quindi 2.700 spettatori di Messina. Attendiamo che si dimettano i cd "capiclub" dopo il disastro di ieri. Prezzi stracciati, pubblicità a go go sui quotidiani per poi avere solo 2.700 spettatori messinesi. Le Tv locali hanno raggiunto il ridicolo cercando di convincere gli spettatori da casa che c'erano stati molti tifosi allo stadio. Inquadrature sul pezzo di curva occupata dagli ultrà e niente più.Gli immensi spazi vuoti allo stadio per le tv locali non sono esistiti.
Stiamo allestendo il blog wmessinacontrofranzacoppolagasparin per dare voce a chi ama il Messina e la città di Messina e quindi contrasta Franza ed i suoi "amici". Cercheremo di finire al più presto il blog perchè ormai il forum biancoscudati.it sembra l'agenzia di stampa di Franza e della triplice Franza -Coppola-Gasparin. Non ci spieghiamo altrimenti come su http://www.biancoscudati.it/home/ (forum ove viene praticamente bannato chi parla male di Franza come il sottoscritto) si possa inserire il comunicato stampa di colui il quale è riuscito non solo a raggiungere il record negativo (mai raggiunto da alcuno in Serie A) di due retrocessioni consecutive dalla Serie A, ma che quest'anno ha portato la squadra di calcio, nella qualità di presidente, ad uno dei più ridicoli campionati della storia della città di Messina. Ben 6 sconfitte in casa, quasi tutte sconfitte fuori casa, carterve di gol avuti in casa e fuori, attacco da CND. Coppola, il quasi "pensionato" a Messina (con un contratto pluriennale) ieri si è fatto anche ammonire e quindi diffidato (guarda caso) non dovrà andare in trasferta a Rimini. Che sacrificio, vero? Gasparin , pensando di avere a che fare con molta gente con l'"anello al naso", sta prendendo in giro. Ma chi lo vuole? Sappia il signor Gasparin che non tutti hanno l'anello al naso, non tutti cantano per 10 minuti di continuo per una squadra ridicola da c6. Dei 2700 tifosi allo stadio solo una parte si è comportata così. Gli altri sono rimasti per fortuna dignitosi e disgustati di fronte all'ennesima disonorevole sconfitta interna. Comunque la stragrande maggioranza dei cittadini messinesi ha diseratato lo stadio snobbando anche Lei caro sig. Gasparin e dimostrando che Lei può prendere in giro solo una infinitesima parte della tifoseria.Diciamo quella "meno avveduta". Noi non abbiamo l'anello al naso. Vada a Vicenza (non qui) a chiedere ai tifosi di andare allo stadio con una quadra da c6. E' ora di ricominciare per il Messina e quindi contro Franza-Coppola-Gasparin.

domenica 25 maggio 2008

Grande prova dei cittadini messinesi che disertano lo stadio e rimandano al mittente i subdoli "inviti" del trio Franza-Coppola-Gasparin.

Quanto prima in rete il nuovo blog wmessinacontrofranzacoppolagasparin
Grande prova di carattere dei cittadini di Messina che disertando lo stadio hanno rispedito al mittente gli inviti del trio Franza - Coppola - Gasparin. Il primo che pensava di sfruttare la buona fede dei cittadini di Messina attraverso i quali intendeva "fare lobby" contro i politici cittadini per avere facilitazioni per i propri interessi egoistici imprenditoriali. Solo gli stupidi, o chi stupido non è ma lo fa per interesse, pensano che Franza ha interesse a tutelare la squadra di calcio. Franza non lascerà la squadra finchè non gli daranno il "progetto" di cui tanto si parla. Attraverso campionati anonimi cercherà di utilizzare qualche "stupidello" per fare pressione sui politici. Il secondo è ormai quasi un "pensionato" a Messina che si è guadagnato un contratto pluriennale dopo che tutti ricordiamo come sia stato uno di quelli che ha contribuito al disastro del Messina delle ultime stagioni (compresa retrocessione in serie B). Il terzo è sicuramente il più cinico ed insopportabile. Lo ricordiamo ancora quando in una trasmissione televisiva , ad una precisa affermazione secondo cui "i messinesi sono come i veneti", replicò con un "Non proprio!". All'ultima conferenza stampa ha pensato bene di subordinare la propria presenza il prossimo anno al fatto che i tifosi fossero stati presenti allo stadio. Ebbene, i tifosi non c'erano nella misura prevista per cui ci attendiamo che questo signore lasci Messina ed i Messinesi. Se lo farà nessuno lo prenderà perchè nessuna società lo vuole. Il tempo mi darà ragione. Gli "stupidi" (o quelli che preferiscono farsi vedere stupidi) con l'anello al naso credono che questo signor Gasparin possa trovare un'altra squadra.Ricordiamo tutti come questo signore negli ultimi anni fosse stato solo un funzionario-dirigente della FGCI (non era quindi direttore sportivo di alcuna squadra).Ed adesso si permette di porre gli "aut aut", utilizzando squallidi sistemi quali quelli di sfidare i tifosi di Messina a venire allo stadio comparando la situazione a quella di Reggio Calabria (in serie A). Per questo daremo il via ad un blog "wmessinacontrofranzacoppolagasparin". Seguite le news su questo blog e vi daremo nei prossimi giorni l'indirizzo del nuovo blog che intende smascherare tutte le ipocrisie, e sotterfugi calcistici che i tifosi "sempliciotti" non riescono (o meglio non vogliono) capire. A presto. Oggi Messina ha ricominciato a diffidare di chi (Franza- Coppola -Gasparin) pensa che i messinesi siano stupidi.ps: ricorderete tutti come il sottoscritto avesse previsto a settembre un campionato da c6 (con una squadra di c6 in primis una nullità calcistica come Biancolino Raffaele). Ebbene è accaduto peggio di quello che pensavamo. Il Messina ha continuato per tutta la stagione a prendere caterve di gol e sconfitte (oltre che di prove vergognose) ovunque scivolando nella parte bassa della seconda parte della classifica. Per la cronaca altri tre gol sul groppone del Messina (uno per ogni migliaio di spettatori presenti; un disastro di presenze e di risultato)

Possibile nuovo caso di "Lei non sa chi sono io!" Parlamentare MPA inveisce contro i vigili. Guarda caso anche lui non è nato a Messina.

Ancora persone non nate a Messina che avrebbero imbrattato il buon nome della città di Messina e dei Messinesi. Secondo quanto si legge su http://www.normanno.com/articolo.php?id=2008-05-15-0720 nell'articolo "INVEISCONO CONTRO I VIGILI CHE LI MULTANO PER SOSTA VIETATA. LO MONTE E CONSORTE DENUNCIATI" . "Parcheggiano davanti ad un passo carrabile e se la prendono con gli agenti di polizia municipale pronti a staccare la contravvenzione. Denunciati l'esponente dell'Mpa e la moglie .Si sono rifiutati di esibire i documenti ai vigili urbani che li stavano multando perché la loro auto ostruiva un passo carrabile." Ne è seguito querela per resistenza, minacce, ingiurie e rifiuto di esibire i documenti. Oltre ovviamente alla multa per sosta davanti ad un passo carrabile. "A chiedere l'intervento dei vigili urbani è stato un vicino di casa dell'esponente dell'Mpa, che si è visto ostruire il passo da un veicolo. Gli agenti hanno staccato la multa, ed hanno scoperto chi era il proprietario dell'auto malamente parrcheggiata: si trattava di una signora residente nel palazzo di fronte che, alla vista dei vigili, si è affacciata in balcone ed ha cominciato ad urlare contro di loro e contro il titolare del passo carrabile. A quel punto gli agenti hanno chiesto alla signora di scendere ed esibire i documenti. La donna si è rifiutata, ha continuato a lanciare improperi a desta e manca ed ha richiamato il marito".Ovvero Carmelo Lo Monte del Movimento Politico per l'Autonomia.Per correttezza dobbiamo dire che l'On. Carmelo lo Monte ha inviato qualche giorno dopo una lettera alla "Gazzetta del Sud", giornale cittadino, con la quale sembra scusarsi dell'accaduto. Siamo andati subito a verificare dove è nato l'On. Carmelo lo Monte. http://www.camera.it/cartellecomuni/leg16/include/contenitore_dati.asp?tipopagina=&deputato=d301477&source=%2Fdeputatism%2F240%2Fdocumentoxml%2Easp&position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&Pagina=Deputati/Composizione/SchedeDeputati/SchedeDeputati.asp%3Fdeputato=d301477&Nominativo=LO%20MONTE%20Carmelo
E' nato a Graniti, non a Messina città. Ancora una volta diciamo: se davvero si sono svolti così i fatti, ne abbiamo piene le scatole di soggetti ,non nati nella città di Messina, che traghettano nella città di Messina partiti politici siciliani e sicilianisti e quindi contro Messina e contro i Messina. Per fortuna l'orgoglio messinese è stato salvato dai vigili urbani ,nati a Messina, che hanno fatto rispettare le regole.Messina deve tornare a chi è nato in città.
ps:ancora contro il partito sicilianista MPA

martedì 20 maggio 2008

Stadio di Catania come il bronx nella partita Catania Roma: tutte le città siciliane dovrebbero stare fuori dalle serie professionistiche



Il finestrino del bus della Roma rotto prima della partita. Giornalisti a bordo di taxi insultati e quasi malmenati dai siciliani di Catania. Forze dell'ordine inesistenti come denuncia Franco Ordine il giorno dopo su "Il Giornale". Anche l' USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) denuncia tutto. Migliaia di persone ai bordi del campo (chi le ha fatte entrare?) durante gli ultimi minuti quando la Roma vinceva e quindi quando il Catania stava scendendo in serie B. Come per caso la Roma sembrava poi voler "fare pareggiare" il Catania. Tutti contenti? Eh no: Ecco Daniele de Rossi capitano della Roma: "A me domenica scorsa la lega calcio non fece entrare mia figlia per il giro d'onore, oggi intorno al terreno di gioco c'erano duemila persone". E poi Mexes :"Non ho mai visto un ambiente così caldo".Ancora il Presidente dell'Empoli: " A Empoli abbiamo una cultura sportiva più radicata.Non so se convenga più questo atteggiamento o i sassi lanciati contro il pullman degli avversari come a Catania. A giudicare dalla salvezza dei siciliani forse hanno ragione loro". Bruno Conti, ex giocatore della Roma e oggi dirigente dei giallorossi, racconta l'inferno che ha vissuto il team di Spalletti a Catania: «Ci hanno fatto di tutto -- racconta Conti -- Cazzotti, sputi, lancio di verdure e di sassi al pullman. Non si può giocare una partita di calcio, pensando che si rischia di non uscire dello stadio». I fatti di Catania, dove i giocatori romanisti sono stati minacciati dai tifosi e dagli addetti allo stadio Massimino, («Se non ci fate segnare voi non tornate a Roma»), ha convinto la Federazione ad indagare. Ed il giornalista aggredito Lo Monaco? «II vero scandalo del pomeriggio catanese sta in quel che è accaduto all'interno dello stadio. Nel comportamento irresponsabile di molti giocatori (scorretti e teatrali nelle loro proteste sempre ingiustificate all'inizio, vergognosi per le pressioni della ripresa ai loro colleghi giallorossi con le richieste di lasciarli pareggiare), nelle violente reazioni dei tifosi della tribuna che hanno costretto i dirigenti della Roma a lasciare l'impianto in anticipo), nell'incivile atteggiamento delle decine di inservienti a vario titolo fatti entrare a bordo campo per minacciare con il gesto del taglio della gola giocatori e panchinari della Roma, nell'indegna leggerezza con cui sono state assegnate le casacche da steward a personaggi la cui principale occupazione è stata quella di far scavalcare i tifosi della curva nella parte finale della gara e di nasconderli poi alla vista di chissà quali forze dell'ordine facendoli accucciare dietro i cartelloni pubblicitari». Poi ci si lamenta se i messinesi sono razzisti verso i siciliani....Sarebbe ora che a tutte le squadre siciliane venisse impedito di partecipare alle serie professioniste. Si potrebbe quindi dare spazio a città civili come Messina o Empoli dove questi fenomeni quasi paramafiosi non esistono e non sono mai esistiti.

giovedì 15 maggio 2008

Sparatorie ed omicidi a Messina (ma nessuno è messinese)

Un'altra parte del libro "Le mani sull'università" a cura del "Comitato messinese per la pace e il disarmo unilaterale" a pg 19. Come noterete omicidi, sparatorie e ferimenti. Unico punto in comune:nessuno è cittadino di Messina.
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Il 10 dicembre 1995 c'è il primo morto. Antonio Raffaele Sciarrone, 31 anni, studente di Medicina, proveniente da Gioia Tauro. Le tre di notte in una villetta di Casabianca, sul versante tirrenico a pochi chilometri da Messina. I tre sicari entrano sfondando la porta. Sparano con una calibro 22 (come nella gambizzazione di De Vero), Sciarrone muore subito. Gli assassini si rendono conto che nell'appartamento c'è una seconda persona: è Paolo Marino, studente di Economia e commercio, proveniente da Parghelia (Vibo Valentia). I tre gli sparano due volte: i proiettili sono finiti e Marino è ancora vivo. Uno dei killer prende un coltello da cucina e colpisce ripetutamente la vittima. Marino si finge morto, i tre se ne vanno, quindi lo studente si trascina sanguinante a bordo della sua Fiat Panda e raggiunge l'ospedale Margherita.Nell'abitazione sono stati ritrovati 150 grammi di marijuana, che hanno fatto pensare ad un delitto maturato nell'ambito dello spaccio di droga. L'ipotesi non è stata confermata.

Anche il settore vigilanza è stato oggetto di intimidazioni verificatisi in questi ultimi anni all'interno dell'ateneo. La notte dell'8 dicembre 1995, veniva gravemente ferito da un proiettile 7 e 65 uno dei metronotte in servizio presso la cittadella sportiva universitaria del Cus all'Annunziata, periferia nord della città. Un secondo metronotte rimaneva miracolosamente illeso. Nella stessa notte dell'Immacolata una bomba esplodeva ad Economia e commercio. E la sera precedente, quattro colpi di pistola erano stati esplosi contro l'auto di uno studente calabrese.La serie sembra non aver fine: il 16 aprile 1996 vengono bruciate le persiane dell’abitazione di Francesco Scalise, 27 anni, da Policastro (Cz), iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. L’abitazione si trova in via del Bufalo, nel centro di Messina.

Sempre di notte, tra il 5 ed il 6 luglio 1996, arriva un altro incendio. L'Istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, nei pressi dell'Orto botanico, viene distrutto dalle fiamme. E' l'una, alcune persone si introducono nei locali dell'istituto e appiccano il fuoco ad una catasta di libri. Volumi e riviste, sedie e computer: tutto bruciato. La dinamica dell'attentato ed in particolare il mancato ritrovamento di segni di effrazione fanno pensare a persone pratiche del luogo.

Il 10 luglio, "Giuseppe" è in difficoltà. Giuseppe è uno studente calabrese che ha problemi con gli esami. Gli amici lo rincuorano: "Ci pensiamo noi". Forse Giuseppe si è rivolto a pagamento a persone specializzate in questo servizio. La cosa certa è che il prof. Giuseppe Romeo, docente di Chimica organica alla facoltà di Farmacia, ha subito l'ennesima intimidazione ad opera di due studenti calabresi, fuori corso ad Economia e commercio. I due lo hanno aspettato sotto casa, e lo hanno invitato a favorire l'amico con una bella promozione. "Fallo passare, se vuoi stare tranquillo".Romeo avverte i carabinieri, quindi va a tenere gli esami. La giornata si conclude con la visita di due militari in borghese; le interrogazioni sono terminate e Romeo può raccontare i particolari delle minacce. Escono dalla facoltà, entrano in un bar. Qui incontrano ancora i due "studenti", che però non si rendono conto che Romeo è in compagnia di due carabinieri. "Che vuole fare, professore, ci vuole denunciare?". A questo punto sono bloccati e denunciati a piede libero.

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giovedì 8 maggio 2008

Anche sui libri troviamo che "Messina is not Sicily"

A questo link http://books.google.it/books?id=tNfhPr3g3JEC&pg=PA247&lpg=PA247&dq=%22messina+is+not+sicily%22&source=web&ots=L2mM0gdlgm&sig=nzWgFz5f9THvTYiVTqsE2lZKOQQ&hl=it troverete "The Dublin University Magazine: A Literary and Political Journal" in lingua inglese in cui a pg 247 si dice esplicitamente che "Messina is not Sicily, though Palermo, in some measure is. "Anche nel 1860 si parlava di Messina come città non siciliana.

sabato 3 maggio 2008

Un'altro sfregio su Messina.Vergognosa scritta "W la Mafia" all'uscita dell'autostrada


Da quasi due mesi all'incrocio con "Boccetta" , proprio di fronte l'Istituto scientifico "Archimede", campeggia una vergognosa scritta "W LA MAFIA" in rosso. Secondo me è paradigmatico che la scritta sia stata effettuata con spray rosso vicino all'autostrada. Ciò è magari uno sfregio vergognoso di qualche "non messinese" ,di passaggio, che vuole far apparire Messina come una città mafiosa. Stupisce però che gli amministratori temporanei della città di Messina non l'abbiano cancellata nel frattempo. Speriamo lo facciano al più presto al fine di evitare che una città, chiamata appunto "babba" per la sua quasi immunità dal fenomeno mafioso, ma "infettata" negli ultimi decennni dalla mafia esterna delle città siciliane, continui a subire lo sfregio dei "non messinesi".

giovedì 1 maggio 2008

Anche nel famoso libro "Storia della Mafia" nessun accenno a Messina mafiosa

Se prendete il libro "Storia della Mafia" di Giuseppe Carlo Marino noterete che la parola Messina è citata esattamente 7 volte (quante volte è citata Milano) e mai in connessione a fatti mafiosi. Palermo è citata per almeno metà del libro e quindi circa 60,70 volte (e sempre come avanguardia di fatti mafiosi). Ma dove è nata la mafia? A pagina 44 di questo libro si leggono delle affermazioni del Conte Rasponi , prefetto di Palermo durante il periodo della Destra Storica, poco dopo l'unificazione, per cui "i centri principali della mafia sono Palermo, Monreale, Partinico, Misilmeri, Termini, Montemaggiore, Mezzojuso, Corleone, Palazzo Adriano, Prizzi, Cefalù, San Lauro, Polizzi e le due Petralie.......". Come vedete anche allora a Messina nessun accenno. Messina che poi purtroppo è stata infettata dalla mafia proveniente dalle città siciliane.

A Messina città nessun collegamento con Cosa Nostra

A pg 181 del libro "Senza corona e senza scorta" Quarto rapporto sull'economia della provincia di Messina (2007) si legge anche che "la criminalità organizzata del capoluogo [............. ]non appare possedere allo stato delle conoscenze rapporti di stretto collegamento con associazioni mafiose tradizionali siciliane come Cosa Nostra , come invece emerge nella provincia"

lunedì 28 aprile 2008

Già nel 1861 si parlava di Messina "italiana" a differenza della Sicilia e delle città siciliane

Leggete sotto. Nel fare riferimento alle città che sono presenti nell'isola geografica denominata "Sicilia" già nel 1861 si vedeva come Messina non avesse niente a che fare con la Sicilia e le altre città siciliane.
Tratto dal testo "Cordova sui sentimenti della Sicilia" del 04.01.1861 (Da una lettera di Filippo Cordova a Cavour del 04.01.1861, ripreso in La Liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia : carteggi di Camillo Cavour , vol IV, pp. 175-176. Il Cordova era di Aidone, nei pressi di Enna).
"La Sicilia, tranne Messina e un poco Catania, nulla sapeva d'italianità prima del 4 Aprile....."

domenica 23 marzo 2008

Caro Raffaele Lombardo, speriamo che la tua sicilia avrà l'indipendenza dall' Italia. E noi Messinesi dai siciliani.


Leggiamo su Panorama una intervista al catanese, nonchè siciliano, Raffaele Lombardo, presidente dell' MPA. http://www.mpa-italia.it/press.php?id=1343

"I siciliani si accorsero che l'unità d'Italia era stata una truffa, una violenza, una conquista orchestrata da Cavour, voluta dai Savoia ed eseguita brutalmente da Garibaldi. Dopo ottant'anni di sfruttamento la Sicilia nutrì la grande speranza dell'indipendenza. Poi si è risolto tutto in un pezzo di carta, ma di grandissima importanza: lo statuto speciale. Purtroppo l'autonomia funziona solo se c'è un partito territoriale. Ora c'è l'Mpa.[.............]" Non penso alla secessione "non ce n'è bisogno, bastano l'autonomia e la devoluzione delle risorse economiche".

Caro Lombardo, tranne qualche voto forse clientelare, a Messina non avrai alcun seguito. Cercatelo in Sicilia il consenso, Messina non è casa tua. Su una cosa siamo d'accordo. Speriamo che la Tua Sicilia abbia l'indipendenza. E quindi Messina, città italiana, abbia l'indipendenza dalla Sicilia.

sabato 22 marzo 2008

Caro Edoardo Bennato, il Regno delle Due Sicilie fattelo con i napoletani.I messinesi non sono napoletani!


Il Sig. Edoardo Bennato ha detto di essere leghista come Maroni. "A Napoli ormai serve avere un atteggiamento leghista e non mi riferisco soltanto al caso dei rifiuti. Bisogna rifare il Regno delle Due Sicilie." Caro Sig. Bennato, voi napoletani fatevi il Vostro Regno delle Due Sicilie. I messinesi, come gli altri italiani, ne saranno contenti. Andate per la Vostra strada, ma i messinesi non sono napoletani. Tenetevi la "monnezza" ed il Vostro Regno delle Due Sicilie. I messinesi non sono Napoletani.

domenica 9 marzo 2008

Come Messina città è stata "toccata" dalla malapolitica proveniente dalla provincia di Messina, da quella di RC e dalle altre città calabresi

Un ottimo testo sul malaffare, sulla malapolitica, ma anche in alcuni casi sulla mafia a Messina è il testo "Le mani sull' università del Comitato messinese per la pace e il disarmo unilaterale " (per quanto ci consta, nell'attesa di essere smentiti, testo apparentemente fondato poichè ancora in commercio e comunque apparentemente non oggetto di azione giudiziaria). Oggi cominciamo ad estrapolare i nomi presenti in quel testo per verificare la loro provenienza.
Cominciamo da quella che alcuni (anche gli autori del testo) individuano come coloro i quali avrebbero contribuito a dare il via all' attuale dissesto politico-sociale dell'università della sanità messinese.
defunto Rettore Sig. Dott. Diego Cuzzocrea (di Seminara, provincia di Reggio Calabria ,si badi non Reggio città).
Traiamo dal libro del 1998 ".......Una continuità benedetta dal duo d'Alcontres-d'Aquino, i baroni che con il loro impegno hanno assicurato il trionfo elettorale del professore Diego Cuzzocrea, nato 55 anni fa a Seminara (Rc), ordinario di Chirurgia generale a Medicina e direttore della terza clinica chirurgica del policlinico. Il Magnifico è membro di una facoltosa famiglia di proprietari terrieri divenuti in pochi anni imprenditori di successo del settore farmaceutico, informatico e della sanità privata, con interessi che nel tempo sono spaziati dall'edilizia, alla ristorazione, ai servizi, all'emittenza televisiva. Il gruppo economico dei Cuzzocrea-Candido è un nucleo di potere straordinario cresciuto grazie ai legami tra le due famiglie calabresi, che improvvisamente hanno deciso di trasferire al di là dello Stretto il baricentro dei propri affari. E Messina ha portato fortuna...
Potenzialmente le società dei Cuzzocrea-Candido potrebbero partecipare a quasi tutti gli appalti pubblici banditi. La loro strategia è da sempre questa: parte dalla famiglia si occupa del settore imprenditoriale, il resto occupa posti di potere nell'apparato pubblico. Alcuni fratelli siedono nei consigli di amministrazione, altri nei collegi sindacali; poi ci sono i nipoti, anch'essi soci o consulenti legali e se necessario difensori di fiducia. Non è assolutamente facile districarsi nel gioco delle partecipazioni e delle intestazioni delle società del gruppo Cuzzocrea: generalmente ogni membro delle famiglia ha partecipazioni in ogni società, in modo da creare labirinti e ragnatele di difficile lettura.
Tra le principali, comunque, c'è la “Sitel spa”, società del settore informatico e telematico, amministrata da Aldo Cuzzocrea (fratello del rettore, già amministratore della Usl 44 di Lipari), che ha come soci la “Partecipazioni spa” e la “Penta Immobiliare srl”. E' l'impresa che si è inserita con più forza nei centri nevralgici della città di Messina. Il policlinico universitario, dove gestisce le operazioni di carico farmaci (evidente il conflitto d'interessi tra la posizione di Diego prima come “barone” del policlinico, poi come rettore, ed il ruolo imprenditoriale di Aldo), ed il Comune dove in consorzio con la Bull e la Mds si è aggiudicata sotto l'amministrazione del sindaco Leonardi la gestione dei servizi informatici. A fine luglio 1997, la Sitel insieme alla Bull ha riottenuto l'appalto dal Comune di Messina, offrendo un ribasso del 41,16% sul prezzo a base d'asta di 5 miliardi e 800 milioni.
Nella Penta e nella Partecipazioni c'è l'intero nucleo familiare: Maria, Aldo, Dino e Diego Cuzzocrea, Maria, Bonaventura e Salvatore Candido, gli ultimi due, nipoti del Magnifico, già affiliati insieme allo zio Aldo nella loggia massonica “Giuseppe Minolfi” del Grande Oriente d'Italia, poi transitati nella Gran Loggia Regolare d'Italia del venerabile Giuliano Di Bernardo. Il primo dei fratelli, Bonaventura, è l'avvocato di fiducia del gruppo, in sede civile e penale. Salvatore Candido, già funzionario del Credito italiano a Milano, è stato chiamato nel marzo 1996 alla Bers, la Banca europea allo sviluppo che opera principalmente sul fronte dell'intervento finanziario nei paesi dell'Est europeo e dell'ex Unione sovietica.
Nella “Penta Immobiliare” (amministratore delegato Alessandro Candido), oltre alla famiglia Cuzzocrea al gran completo, risulta socio anche Ignazio Barberi, loro cognato, direttore della cattedra di Pediatria sociale e puericultura dell'università, ex consigliere ed assessore comunale Dc. E per restare in casa scudocrociata, tra gli ex soci, l'avvocato Silvio Maltese, un tempo nello studio legale dell'ex sindaco di Messina, poi senatore della Repubblica Antonio Andò.
Contare tutti i nomi che orbitano attorno agli interessi della famiglia Cuzzocrea è un lavoro durissimo. Sono tantissimi. Uomini e donne con nomi altisonanti. Professionisti, docenti, industriali e politici. La Messina che conta è tutta lì. La stessa che ha sostenuto la corsa di Diego Cuzzocrea ad uno dei posti più rappresentativi e politicamente determinanti della città.
Le ramificazioni di più di una decina di società commerciali affondano nel tessuto economico della città, per oltrepassare i confini e insinuarsi in altre imprese “eccellenti”. L'anello di congiunzione è la “Polindustriale spa”, una società di proprietà di Aldo Cuzzocrea, Francesco Colonna, Michele Chemi e Francesco Natoli, collegata attraverso la “F.lli Costanzo srl” alla “Partecipazioni spa”. E' proprio la Polindustriale a possedere una lieve partecipazione nella “Confidi”, un consorzio di garanzia collettiva e fidi tra piccole e medie aziende della provincia di Messina. L'oggetto sociale del consorzio è quello di fornire ai soci consulenze finanziarie, legali, tributarie e fondi rischi.
Amministratore della “Confidi” è l'avv. Elio La Tassa, socialista di ferro, arrestato qualche anno fa dai giudici di Mani Pulite, mentre tra i consiglieri spiccano i nomi di Oscar Cassiano (il plurinquisito collettore di tangenti degli onorevoli Capria e Astone) e i costruttori Michelangelo Mangiapane, Gioacchino Finocchiaro e Carlo Contino. Vicepresidente del consorzio è Francesco Colonna, socio di alcune imprese del gruppo Cuzzocrea.
La famiglia di Seminara ha diversificato i suoi interessi, lanciandosi nell'apertura di locali e ristoranti alla moda: a Messina possederebbero l'esclusivo club “Arancia di Mezzanotte”, mentre è di appena un anno fa l'apertura di un'immensa birreria, “Il Grifone” in via La Farina. A Roma sarebbe titolare di un noto ristorante vip nelle vicinanze di via Veneto. Fallita invece l'avventura nell'emittenza televisiva: a fine anni ottanta hanno dovuto cedere Telespazio alla cordata Siracusano-Pagano, ex andreottiani, costruttore il primo, parlamentare Ccd il secondo. Per comprendere la trasversalità politica dei Cuzzocrea, elemento determinante per il loro di successo, nel consiglio di amministrazione della tv, c'erano i socialisti Salvatore Rizzo, presidente dell'ordine degli ingegneri e l'avv. Gaetano Marotta, dirigente regionale dell'Automobil club.
Sono però le attività del settore farmaceutico quelle che hanno rappresentato un vero e proprio pozzo di San Patrizio per il gruppo di Seminara. Maggiori aziende per fatturato la “Unifarc” (soci la Sitel e la Partecipazioni) e la “Alcafarm” (Alleanza calabra farmaceutica), entrambe presiedute da Aldo Cuzzocrea, di proprietà della “Safarm spa” e della “Nuova Safarm spa”. Dall'Alcafarm, le immancabili partecipazioni in altre società farmaceutiche siciliane, la “Gecofarm” e la “Nuova Alcafarm” di Belpasso, la “Scravaglieri” di Catania e la “Unifarpa” di Bagheria.
La Nuova Alcafarm di Belpasso è stata cancellata dal registro delle imprese in data 20 gennaio 1998 in seguito a fusione mediante incorporazione nella “Farm. Alarico Spa” di Montalto Uffugo, Cosenza.
Il grande sogno dei Candido-Cuzzocrea è quello di realizzare a Messina un grande polo medico privato. Il primo passo è stato conseguito nel marzo 1996 con l'ingresso del gruppo nella Clinica Cappellani di viale Regina Elena. La società neonata “Sviluppo srl” (scopi sociali la gestione di cliniche, ambulatori, case di riposo, generi alimentari e farmaceutici, la costruzione di immobili; amministratore unico Dino Cuzzocrea) ha strappato alla famiglia Verzera il 94% della titolarità della prestigiosa clinica privata (titolare la “Cappellani srl”), dove già nei primi anni sessanta sedeva da direttore sanitario il prof. Salvatore Barberi, cavaliere del S. Sepolcro, ex preside della facoltà di Medicina e parlamentare Dc in 5 legislature, recentemente scomparso. E' stato grazie al figlio Ignazio Barberi, cognato dei Cuzzocrea, che la famiglia di Seminara ha intrapreso la scalata alla clinica nel marzo 1996, anche se in passato il Magnifico Diego vi aveva prestato la sua opera di chirurgo............"

"....... Farmaci a rischio

Le dichiarazioni del titolare di una ditta fornitrice di attrezzature sanitarie per il policlinico stavano per bloccare la sfolgorante carriera del professor Diego Cuzzocrea. Poi per fortuna, nel febbraio del 1995, il chirurgo si toglie il pensiero di un procedimento giudiziario che minaccia la sua ascesa a rettore d'ateneo. Il dott. Elio Nicosia, titolare della “Sogepa Teknica srl” di Palermo ritratta infatti le accuse che avevano dato inizio al procedimento in cui veniva contestato il reato di concussione. L'accusatore aveva dichiarato che Diego Cuzzocrea e il prof. Pasquale Mastroeni, direttore dell'Istituto di microbiologia dell'università, lo avrebbero costretto a pagare venti milioni (un "contributo per un congresso") a Cuzzocrea, mentre Mastroeni avrebbe preteso biglietti aerei ed il pagamento di servizi alberghieri. Ai magistrati di Termini Imerese che avevano aperto il fascicolo, il titolare dell'azienda farmaceutica aveva aggiunto che era prassi consolidata invitare docenti universitari per seminari o per la presentazione di nuove attrezzature, e poi pagare loro le spese di viaggio e di soggiorno.
Nel marzo 1994, quando era scattata l'indagine della procura della Repubblica di Messina, il caso Cuzzocrea-Mastroeni aveva fatto sfiorare la “crisi” a Palazzo Piacentini tra i magistrati che conducevano l'inchiesta. Da una parte il sostituto Giuseppe Santalucia (il magistrato che aveva fatto scattare le manette contro l'ex rettore d'Alcontres per l'affidamento delle consulenze al prof. Falzea), che premeva per l'arresto o almeno la sospensione dell'incarico dei due protagonisti; dall'altra i due sostituti Angelo Giorgianni e Vincenzo Romano che alla fine ebbero la meglio e firmarono solo la richiesta di rinvio a giudizio (Centonove, 2 aprile 1994).
L’aver evidenziato in un articolo su Il Giornale lo scontro tra i sostituti e le “stranezze del trattamento d’inerzia in favore dei Cuzzocrea nelle vicende giudiziarie che li riguardavano allorché le inchieste erano svolte nell’ufficio di Procura diretto dal dottor Antonino Zumbo, cognato di uno dei fratelli inquisiti”, è costata la condanna del corrispondente Roberto Gugliotta alla multa di due milioni, sentenza confermata in appello qualche giorno dopo la visita a Messina della Commissione parlamentare antimafia del 18 febbraio 1998.
Anche il fratello Aldo Cuzzocrea era uscito illeso da un procedimento giudiziario, nel settembre del 1995, quando era commissario straordinario della Usl 44 di Lipari (evidente il conflitto d'interessi, trattandosi di un industriale farmaceutico); l'accusa era di aver revocato l'appalto per lo smaltimento dei rifiuti alla ditta “Aria” di Catania e di averlo assegnato alla “Chemimar” di Messina. Il reato contestato era di abuso d'ufficio; Cuzzocrea era stato prosciolto dal gip ma il sostituto Marcello Minasi aveva proposto ricorso. La corte d'appello, composta tra gli altri dal dottor Melchiorre Briguglio, ha confermato l'assoluzione per Aldo Cuzzocrea, difeso nell'occasione dal nipote Bonaventura Candido.
Sono stati (e sono) però i farmaci a dare i maggiori grattacapi alla potente famiglia di Seminara. Nell'ottobre del 1995, la Guardia di finanza calabrese è impegnata nella caccia ai flaconi di emoderivati “infetti” prodotti dalla ditta “Sclavo” di Siena, che attraverso una serie di imprese controllate ha in pratica il monopolio del settore. A Catanzaro vengono sequestrati cento flaconi di “Ig vena” e due di “Koate 1000”, infettati con Hcv, il virus dell'epatite C. Altri 12 flaconi di questo lotto sono stati venduti a Locri. Provenivano da un deposito farmaceutico di Reggio, distribuiti da un "grossista di Messina". Il quotidiano locale si guarda bene dal dire di chi si tratta. Nel frattempo, le fiamme gialle sequestrano 5 mila flaconi in tutta Italia. In Calabria, sono state interessate al sequestro le Usl di Catanzaro, Cosenza, Palmi e Locri. In Sicilia, tra le altre, sono interessate al sequestro la “Nuova Safarm spa”, con sede a Piano Tavola, in provincia di Catania e la “Unifarc spa”, con sede a Tremestieri, zona sud di Messina (cfr. Gazzetta del Sud, 27 ottobre 1995).
Abbiamo già incontrato questi due nomi: la Nuova Safarm possiede le azioni della Alcafarm; la Unifarc è la società che ha come soci la “Partecipazioni spa” e la “Sitel srl”. Alcafarm, Unifarc, Sitel e Partecipazioni sono presiedute dalla stessa persona: Aldo Cuzzocrea.
Il settimanale Centonove del 20 febbraio 1998 ha ricostrutito una incredibile vicenda che vedrebbe da una parte la famiglia Flaccomio titolare di una farmacia di Castoreale e dall'altra tre aziende del gruppo Cuzzocrea, la “Farmaceutica spa”, la “Alcafarm spa” e la “Salvatore Cuzzocrea”, creditrici nei confronti dei Flaccomio alla data del 31 dicembre del 1987 di circa 187 milioni di lire. Nell'ottobre 1995 la Farmaceutica deposita al tribunale di Barcellona un'istanza di fallimento contro Anna Teresa Flaccomio, figlia del precedente titolare; secondo la ditta dei Cuzzocrea, il debito ammonterebbe a 2 miliardi e 266 milioni. Tra le carte dei farmacisti c'è però una lettera indirizzata al Banco di credito siciliano con la quale si chiede di accreditare l'importo di 329 milioni a favore del dottor Alessandro Candido, con valuta 1 aprile 1988. Somma che pertanto dovrebbe essere uscita dalle casse della farmacia ma che non sarebbe stata sufficiente a saldare le fatture emesse dalle ditte dei Cuzzocrea. Di questa operazione non ci sarebbe traccia nei conti e comunque non esisterebbe corrispondenza tra la cifra pagata con i crediti vantati dalle aziende fornitrici dei farmaci. Veniva presentato un esposto alla Procura di Messina nella quale si ipotizzavano i reati di truffa e falso in bilancio. Dopo una convocazione da parte dell'allora sostituto Giovanni Lembo, il 21 febbraio 1992, i titolari della farmacia di Castroreale non hanno saputo più nulla della loro denuncia.
La vicenda che più ha colpito l'immagine della famiglia di Semianara è però quella che riguarda le forniture di farmaci al policlinico. Protagonista la loro società informatico-farmaceutica, la Sitel.
Secondo i giornali dell'epoca, il primo sequestro di atti riguardanti l'approvvigionamento di medicinali e apparecchiature da parte del nosocomio universitario fu eseguito dai giudici messinesi il 3 giugno 1993. Da qualche giorno si era conclusa con 10 rinvii a giudizio l'inchiesta su una presunta corruzione legata all'acquisto di materiale sanitario, con diversi milioni che sarebbero stati “girati” dai responsabili della casa farmaceutica “Bracco Spa” di Milano ad alcuni medici operanti in due ospedali cittadini e al dottor Carmine Antonio Certo, aiuto primario presso la Clinica radiologica del policlinico e al tecnico dello stesso istituto Alberto Mosca. I contributi in denaro avrebbero favorito l'acquisto di prodotti della “Bracco” a danno di altre cause farmaceutiche.
Il 7 ottobre 1993, i soliti ignoti s'introducono nei locali della Divisione appalti e contratti del policlinico; vengono sottratti alcuni fascicoli contenenti atti relativi ad alcune gare d'appalto per un importo di 10 miliardi bandite nei mesi precedenti, riguardanti l'acquisto di medicinali e reagenti, materiale sanitario, la raccolta dei rifiuti speciali, la vigilanza dei locali e il servizio di lavanderia.
Undici giorni dopo, i carabinieri su richiesta del procuratore Luciano Sindoni e dei sostituti Vincenzo Barbaro, Salvatore Mastroeni e Pietro Siciliano, si recano nuovamente al policlinico per sequestrare gli atti relativi all'acquisto e alla gestione di reagenti e farmaci. I giudici sarebbero stati incuriositi dall'imponente lievitazione dei costi per l'acquisto dei medicinali, passati in pochi anni da alcuni milioni ad alcune decine di miliardi, nonostante venisse lamentata la cronica carenza di farmaci da varie cliniche. Ciò che lasciava fortemente perplessi era il ruolo della direttrice del servizio di farmacia Concetta Paone, cugina di uno dei delegati del rettore (il dottor Giuseppe La Monica), che nonostante fosse stata alle dirette dipendenze della Sitel di Cuzzocrea, era stata nominata responsabile di questo importante servizio. Oltre al sistema di approvvigionamenti farmaci, vengono monitorate le convenzioni con alcune strutture private. Si apprende di un avviso di garanzia inviato al primario della prima Clinica medica del policlinico prof. Fausto Consolo, che verrà sospeso dalle sue funzioni un anno più tardi dal Gip Ada Vitanza, per “aver presentato al rettore richieste di acquisto in esclusiva di vario materiale per la dialisi precludendo così il ricorso ad una pubblica gara e consentendo all’azienda fornitrice (la “G. Ippolito”) di praticare il prezzo più alto di quello pagato dai centri privati” (Gazzetta del Sud, 12 aprile 1995). Un analogo provvedimento di sospensione dalle funzioni di direttore della divisione di Nefrologia e dialisi del policlinico veniva omesso contestualmente contro il prof. Guido Bellinghieri, indagato per i suoi “presunti” rapporti con tre centri di dialisi privati. Per questi fatti Consolo e Bellinghieri sono attualmente sotto processo.
Stretti congiunti dei due docenti del policlinico risultano in due società private di Messina che svolgono attività diagnostiche e di dialisi. Nel CdA dell’”Amos srl” compaiono i nomi di Pier Luigi Consolo (figlio di Fausto), quale amministratore delegato, e di Pietro Santoro (cognato di Guido Bellinghieri), consigliere. Della “Galeano Società Cooperativa arl”, sono consiglieri Amalia Ragno (moglie di Fausto Consolo e sorella del senatore Salvatore), Carmela Gugliandolo (sua cognata) e Pietro Gavazzi (nipote di Guido Bellinghieri). L’ennesima congiunzione tra le due società è rappresentata da Orazio Miceli, socio dell’”Amos” e fratello di Natalia, consigliere nel CdA della “Galeano”....."


Sig. Onorevole Dott. Saverio D'aquino (defunto) (di Seminara ,provincia di Reggio Calabria)
Sempre tratto dal libro del 1998
"..........Tra politica, mafia e università: il caso d'Aquino

Una delle vicende più torbide relative agli intrecci affaristici realizzati attorno all'Università ha avuto protagonista in tutti questi anni l'on. Saverio d'Aquino, nato a Seminara (e non è il solo), ordinario di Oncologia e fondatore del Centro Tumori del Papardo, vero e proprio feudo elettorale destinato all'imprevisto smantellamento dopo la morte dell'oncologo per volere del magnifico Cuzzocrea, che pure deve allo stesso d'Aquino un notevole contributo per il successo nelle elezioni a rettore.
Un potere immenso quello gestito dall'ex parlamentare liberale, per otto anni sottosegretario di stato agli interni (1987-1994). Da sempre simpatizzante di estrema destra, amava affacciarsi dal balcone di casa in stivali di pelle e camicia nera. "E ogni volta che nasceva un figlio, i camerati lo andavano ad omaggiare. Lui per guadagnarsi gli auspici degli dei, sollevava il neonato tre volte di seguito e lo mostrava un po' alla gente e un po' al cielo" (L'Ora, 5 aprile 1992). E per il matrimonio del figlio Antonio, deputato di Forza Italia alla Regione, anch'egli in forza all'oncologico grazie ad un concorso per ricercatore dove era unico candidato, l'ex sottosegretario d'Aquino fa le cose in grande; cerimonia in Cattedrale, rinfresco nei giardini del San Domenico di Taormina, testimoni di nozze eccellenti: i ministri liberali Raffele Costa e Renato Altissimo, il rettore d'Alcontres, la dottoressa Teresa Candido Cuzzocrea, il professore Salvatore Navarra, il magistrato Franco Providenti.
Ma più che per gli effetti coreografici con cui amava apparire (si pensi all'uso spropositato delle scorte), l'on. d'Aquino verrà ricordato per gli inquietanti legami intrecciati con i poteri eversivi di ambedue le sponde dello Stretto. Agli atti dell'Operazione Olimpia (la maxi-inchiesta della procura di Reggio sui rapporti tra 'ndrangheta, massoneria ed estrema destra) ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giacomo Lauro, che costituiscono la struttura portante dell'indagine. Lauro inizia il suo racconto con una vicenda straordinaria: nel 1976, assieme ad alcuni complici effettua una rapina nel caveau della Carical di Reggio Calabria, svaligiando un centinaio di cassette di sicurezza. Tra queste vi è quella del preside Cosimo Zaccone: essa conteneva un'agenda con nomi e numeri. Era l'elenco delle logge coperte. Dopo un anno, i De Stefano ed altri gruppi 'ndranghetisti si muovono per recuperare la preziosa agenda. Lauro nega di averla, quindi la consegna ad un altro massone, suo cugino De Salvo, noto per essere in contrasto con Zaccone.
Lauro viene arrestato e processato. Dell'agenda ne ricorda ancora i nomi, specie quelli che già conosceva: ai giudici elenca avvocati, ingegneri, deputati, prefetti, magistrati ed un medico, l'on. Saverio d'Aquino. "Paolo De Stefano, mi disse che il professore Motta e un altro medico messinese, e cioè il prof. Saverio d'Aquino, erano “uomini loro”, cioè erano stabilmente utilizzati per ottenere favori in materia medico-legale", racconta Giacomo Lauro. "Il De Stefano aggiunse che il contatto con i professionisti messinesi gli era stato assicurato da Cosimo Zaccone".
Deve soffiare il vento di tangentopoli perché un collaboratore di giustizia messinese faccia per la prima volta, pubblicamente, il nome di d'Aquino. L'occasione è una delle udienze del processo di primo grado per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano. Il 28 novembre 1995, Salvatore Surace, l'ex capo del clan di Mangialupi, racconta che tre anni prima il figlio Cono nel corso di un colloquio in carcere gli aveva riferito che al "suo affiliato Salvatore Longo" era stato "chiesto di “gambizzare” il giornalista che aveva documenti scottanti sul conto dell'on. Saverio d'Aquino". Surace aggiunge di avere dato il suo benestare "anche perché doveva ricambiare a d'Aquino un favore fattogli attraverso il fratello magistrato Luigi (…) Si trattava di un processo per rapina celebrato nel 1984", spiega Surace, "che però non si risolse a mio favore per motivi indipendenti dalla volontà del giudice".
L'ex boss Salvatore Surace, nel fare riferimento al ruolo di intermediario di Salvatore Longo, (l'imprenditore arrestato durante l'operazione “Aula Magna”), aggiungeva che lo stesso "era stato contattato da Salvatore Geraci", assessore liberale a palazzo Zanca, risultato affiliato alla loggia coperta “Giordano Bruno” dell'obbedienza Camea, il Centro esoterico in cui sono state messe in luce gravi infiltrazioni mafiose. Surace tornerà sull'on. d'Aquino durante le udienze del processo contro il clan di Mangialupi, quando dichiarerà di "aver fornito consistenti pacchetti di voti al parlamentare liberale e al senatore socialista Nanni Ricevuto" (quest'ultimo fratello dell'ex preside della facoltà di Scienze), in cambio di 90 milioni di lire.
Il 6 gennaio 1996, la Dda messinese emette un grave atto d'accusa contro d'Aquino: voto di scambio con il boss del quartiere Cep Sebastiano Ferrara. Secondo i giudici, l'allora sottosegretario alla vigilia delle elezioni politiche del 1992, aveva promesso il condono per un residuo di pena che Ferrara doveva scontare a Reggio. Il patto scellerato si sarebbe consumato durante un incontro in Comune, nella stanza di Salvatore Bonaffini, assessore liberale all'acquedotto. L'impegno del clan Ferrara fu notevole: a Messina il Pli passò dai 18 mila voti delle amministrative 1991 ai 22 mila delle politiche 1992. Al Cep il balzo del partito di d'Aquino fu straordinario: il 23,5% dei consensi di fronte ad una media cittadina del 12,7% (Gazzetta del Sud, 7 gennaio 1996).
Lo scorso novembre l'ex padrino Sebastiano Ferrara e l'ex assessore Salvatore Bonaffini sono stati rinviati a giudizio per questa vicenda, incrociatasi con quella che ha portato i giudici reggini a richiedere il rinvio a giudizio di quattro componenti della Dda messinese: il procuratore capo Antonio Zumbo, l'aggiunto Pietro Vaccara ed i sostituti Franco Langher e Gianclaudio Mango. L'inchiesta nasce dopo l'esposto firmato da 4 poliziotti del Commissariato Duomo, secondo il quale i magistrati avrebbero "coperto" l'on. d'Aquino dalle esplosive dichiarazioni di Sebastiano Ferrara (Corriere del Mezzogiorno, 22 novembre 1997). Al centro un furioso scontro interno alla polizia di stato, oggetto la gestione del pentito Ferrara e i suoi rapporti con l'on. d'Aquino; in più l'esistenza di una cassetta in cui sarebbe registrato il colloquio tra l'oncologo ed un emissario del boss nel corso del quale sarebbe stato assicurato l'impegno per il procedimento in corte d'Appello a Reggio. Verbalizzato il racconto di Ferrara dagli agenti del Commissariato, sarebbe intervenuto direttamente il procuratore Zumbo a sconfessare il pentito. Il 23 giugno 1994, è lo stesso magistrato a dichiarare alla stampa che "alla menzogna, Ferrara aggiunge la frode"; viene ipotizzato che il pentimento del boss avesse l'obiettivo di destabilizzare le istituzioni attraverso "false accuse".
Sempre in occasione della campagna elettorale del 1992, i Verdi avevano denunciato l'utilizzazione degli elenchi dei degenti dell'istituto oncologico per l'invio di lettere in cui viene richiesto il voto, con tanto di facsimile per la Camera. "Votando mi farai un vero regalo" concludeva il parlamentare, su carta intestata "Il Sottosegretario di Stato dell'Interno", in busta con affrancatura a carico del ministero. In seguito d'Aquino restituirà alle casse dello Stato la somma di 3 milioni di lire (quasi 4.000 lettere imbucate). L'uso di cartelle cliniche e schede sanitarie era cosa assai nota all'interno dell'ateneo, ma nessuno ha mai sentito il dovere d'intervenire. Altrettanto noto era il fatto che durante ogni tornata elettorale, le sale e i reparti dell'oncologico si trasformavano in segreterie particolari del professore-sottosegretario, ove si distribuivano ai galoppini pacchi di volantini e si effettuavano comizi a dipendenti e pazienti.
La tragedia della giovane Tiziana Amato, morta a 21 anni nella sala operatoria dell'istituto oncologico di Papardo il 19 luglio 1993 in seguito ad un intervento di chirurgia plastica per la riduzione del seno, avrebbe rivelato il vero e proprio mercato dei voti realizzato all'interno del nosocomio universitario. La madre di Tiziana, Lucia Rifici, raggiunta da un'informazione di garanzia per voto di scambio, racconta di essersi rivolta alla clinica di d'Aquino "dietro il suggerimento di un amico di famiglia, Salvatore Bonaffini". Intervistata dal settimanale L'Isola del 5 novembre '93, la Rifici dichiara: "Il consigliere comunale ci ha consigliato di rivolgerci al dottor Antonio D'Aquino, figlio del sottosegretario, il quale ci ha fatto conoscere il professor Mesiti (…) Lui ha telefonato all'Oncologia e il figlio di D'aquino ... mi pare si chiami Antonio, mi ha ricevuta", continua la madre di Tiziana Amato, chiamando in causa l'attuale esponente di Forza Italia a Palazzo dei Normanni. "E' stato tutto gentile, poi ha chiamato il professore Mesiti ... lui l'ha controllata, l'ha vista, dice va bene possiamo farlo e mi ha detto quando poi gliela dovevo portare".
La raccomandazione permise di effettuare l'intervento di gigantomastia al centro tumori, quando questo poteva essere eseguito presso la clinica di chirurgia plastica del Policlinico o nella vicina struttura dell'Usl 41 di Papardo dove, la madre di Tiziana Amato si era sottoposta nell'88 ad analogo intervento. Per sdebitarsi dell'interessamento, la Rifici ha ammesso di aver "raccolto un centinaio di voti per il sottosegretario, in occasione delle ultime elezioni nazionali del 1992". La campagna elettorale sarebbe stata svolta anche a favore del candidato liberale per il collegio senatoriale, il dottor Palumbo. "Ho personalmente partecipato, nel mese di maggio, alla vigilia dell'appuntamento elettorale, ad un comizio dell'on. D'Aquino, in un padiglione fieristico", conclude la Rifici. La cassetta con l'intervista fu sequestrata dai giudici di Messina, che l'allegarono nel fascicolo dell'inchiesta.
Il dossier sull'oncologico si è arricchito nell'ottobre 1993 delle carte sulla presunta truffa che sarebbe derivata dalla convenzione tra la struttura universitaria diretta dal prof. Mario Mesiti e la Giomi (Gestione istituti ortopedici nel mezzogiorno d'Italia), la società che gestisce l'Ortopedico di Ganzirri amministrata da Emanuel Miraglia. Un accordo stipulato tra i due istituti nel 1971 consente all'Ortopedico di usufruire del laboratorio di analisi dell'oncologico; secondo i giudici il laboratorio universitario costerebbe tra analisi, reagenti, personale e manutenzione macchinari 800 milioni l'anno, mentre la Giomi ne pagherebbe appena 6, poi innalzati a 21. Personale dell'oncologico sarebbe stato infine distaccato all'ortopedico. Come dire un buon affare per la sanità privata grazie ai soldi e alle infrastrutture pubbliche. Nel luglio 1995 i magistrati chiedono il rinvio a giudizio dell'ex parlamentare, del direttore dell'oncologico e dell'amministratore della Giomi. Quattro i capi d'imputazione: concorso in abuso, falso, peculato e truffa (L'isola, 28 luglio 1995). D'Aquino avrebbe sottoscritto di suo pugno la convenzione, nonostante fosse sospeso nelle sue funzioni in quanto parlamentare.
Nel corso dell'inchiesta sarebbe emerso che alcuni esami istologici sarebbero stati concessi anche a due cliniche private: la Villa Salus di Messina e la Villa Aurora di Reggio Calabria, la prima di Antonio Barresi, ex assessore socialista alla viabilità ed ex commissario straordinario dell'Opera universitaria; la seconda di proprietà del prof. Caminiti, primario del Piemonte. Per la cronaca Antonio d'Aquino risultava in quegli anni socio della “Ter.Alt.En.” - una s.r.l. titolare del Centro di telecobaltoterapia - dopo aver acquisito la quota sociale direttamente dal padre Saverio. Nella società figuravano inoltre Antonio Barresi, amministratore, la Villa Salus e Donatello De Maio, direttore del servizio di radioterapia del policlinico. La direzione del centro di telecobaltoterapia era invece assegnata al prof. Costantino De Renzis, direttore della Clinica oncologica universitaria. Un altro esempio di discutibile commistione d'interessi pubblico-privati (L'isola, 7 ottobre 1994).
Già nell'estate del '93 i giudici della Pretura Salvatore Mastroeni e Pietro Siciliano avevano inviato i carabinieri all'oncologico per sequestrare gli atti relativi alle richieste di analisi e le forniture di reattivi di due laboratori del presidio, quello per gli esami ematologici e quello per i dosaggi ormonali. L'inchiesta è collegata allo scandalo delle “analisi facili” che aveva già portato all'arresto di decine di medici e funzionari delle Usl messinesi. In precedenza gli agenti di polizia giudiziaria avevano controllato le modalità di smaltimento dei rifiuti all'istituto di Sperone.
Dopo i due avvisi di garanzia per truffa e peculato per la vicenda delle analisi, nel giugno 1994 d'Aquino viene colpito da un atto di sequestro per i cosiddetti comodati d'uso, macchinari scientifici molto costosi prestati temporaneamente da una multinazionale sanitaria all'oncologico in cambio dell'acquistato di farmaci, materiali sanitari e reagenti con prezzi che i giudici (l'indagine è condotta dal pool Angelo Giorgianni, Salvatore Laganà e Vincenzo Romano) presumono essere stati gonfiati.
L'ex parlamentare, nonostante il pesante fardello giudiziario, resterà sino alla morte al timone del suo istituto e del Consorzio meridionale oncologico creato grazie ad una convenzione siglata nel 1992 dal rettore d'Alcontres, dal sindaco di Messina Mario Bonsignore e dal presidente della Provincia Giuseppe Naro....."

Sig. Dott. Salvatore Navarra (di Corleone provincia di Palermo).
Sempre tratto dal libro "Le mani sull'università del 1998"
".... Sulla rotta Corleone-Catania-Messina

Il Policlinico, il maggiore distributore di reddito dell'intera provincia di Messina. Migliaia di dipendenti, tutti i più noti baroni della medicina, un giro d'affari per centinaia e centinaia di miliardi all'anno. E' il professore Salvatore Navarra il vero grande ispiratore della realizzazione del policlinico universitario. Lui è uno degli uomini più potenti della città e grazie al nosocomio ha costruito un immenso potere politico-economico ed universitario, esercitato in maniera discreta, senza mai inutili ostentazioni.
E' Salvatore Navarra l'uomo che ha deciso le nomine a rettore dalla fine degli anni sessanta sino all'era Cuzzocrea. Senza mai aver preso formalmente la tessera della Dc, ha condizionato la vita della grande balena bianca di Messina. Poi con la seconda repubblica ha sposato la causa di Silvio Berlusconi e su invito diretto dell'on. Antonio Martino, ex ministro degli esteri e figlio dell'ex rettore ministro Gaetano, ha accettato di ricoprire il ruolo di coordinatore provinciale di Forza Italia, contribuendo con il suo prestigio a imporre al Polo la candidatura alle prossime elezioni a sindaco di Messina del dottor Salvatore Leonardi, dirigente superiore dell'università di Reggio Calabria e direttore generale del policlinico di Messina.
Nato a Corleone, docente di Medicina e chirurgia, giunge a Messina a fine anni '50 dopo un tour di specializzazione in alcune università straniere ed un breve tirocinio a Catania presso la cattedra dell'illustre chirurgo Basile. In pochi anni brucia la scalata ai massimi vertici della facoltà di Medicina dell'ateneo sino a ricoprire il ruolo di direttore della prima Clinica chirurgica e di direttore sanitario del policlinico, quest'ultimo, sino ai 68 anni di età, 3 anni in più di quanto preveda la legge. Navarra ha lasciato la direzione del nosocomio peloritano nel 1994; nello stesso anno è dovuto comparire davanti al pretore in compagnia dei coordinatori sanitari dei maggiori ospedali pubblici e privati messinesi, per le presunte violazioni nel campo dello smaltimento dei rifiuti speciali ospedalieri. Un procedimento comunque conclusosi con la prescrizione del reato.
Il prof. Salvatore Navarra può vantare uno strettissimo legame familiare di tutto rispetto: egli è infatti fratello dello storico boss Michele, significativamente inteso “u patri nostru”. Direttore dell'ospedale dei Bianchi di Corleone, presidente della Confederazione dei coltivatori diretti e della sezione locale della Dc, Michele Navarra entrò in concorrenza con l'emergente Luciano Liggio, che lo uccise il 10 agosto 1958.
"Capo mafia di vecchio stampo, il dottor Michele Navarra diede grande impulso alla repressione dei contadini in lotta per la terra e al reinserimento della mafia nei feudi del corleonese", scrive di lui il noto giornalista francese Fabrizio Calvi. "Fra i 153 assassinii verificatisi nelle campagne di Corleone dal 1944 al 1948, numerosi furono quelli di sindacalisti. Placido Rizzotto, socialista, segretario della camera del lavoro di Corleone, venne assassinato nel marzo 1948. Giuseppe Letizia, un pastore di 13 anni che aveva assistito all'assassinio, fu portato all'ospedale, dove il dottor Navarra gli fece un'iniezione. Di lì a poco il ragazzo morì (…) A Corleone", continua Calvi, "il giorno delle elezioni centinaia di elettori diventavano ciechi e si presentavano al seggio con un certificato medico di Navarra, accompagnati da un mafioso che doveva controllare il voto..."
Per avere un'idea diretta e completa sui fatti (non non giudichiamo) Vi rimettiamo al testo completo