Un'altra parte del libro "Le mani sull'università" a cura del "Comitato messinese per la pace e il disarmo unilaterale" a pg 19. Come noterete omicidi, sparatorie e ferimenti. Unico punto in comune:nessuno è cittadino di Messina.
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Il 10 dicembre 1995 c'è il primo morto. Antonio Raffaele Sciarrone, 31 anni, studente di Medicina, proveniente da Gioia Tauro. Le tre di notte in una villetta di Casabianca, sul versante tirrenico a pochi chilometri da Messina. I tre sicari entrano sfondando la porta. Sparano con una calibro 22 (come nella gambizzazione di De Vero), Sciarrone muore subito. Gli assassini si rendono conto che nell'appartamento c'è una seconda persona: è Paolo Marino, studente di Economia e commercio, proveniente da Parghelia (Vibo Valentia). I tre gli sparano due volte: i proiettili sono finiti e Marino è ancora vivo. Uno dei killer prende un coltello da cucina e colpisce ripetutamente la vittima. Marino si finge morto, i tre se ne vanno, quindi lo studente si trascina sanguinante a bordo della sua Fiat Panda e raggiunge l'ospedale Margherita.Nell'abitazione sono stati ritrovati 150 grammi di marijuana, che hanno fatto pensare ad un delitto maturato nell'ambito dello spaccio di droga. L'ipotesi non è stata confermata.
Anche il settore vigilanza è stato oggetto di intimidazioni verificatisi in questi ultimi anni all'interno dell'ateneo. La notte dell'8 dicembre 1995, veniva gravemente ferito da un proiettile 7 e 65 uno dei metronotte in servizio presso la cittadella sportiva universitaria del Cus all'Annunziata, periferia nord della città. Un secondo metronotte rimaneva miracolosamente illeso. Nella stessa notte dell'Immacolata una bomba esplodeva ad Economia e commercio. E la sera precedente, quattro colpi di pistola erano stati esplosi contro l'auto di uno studente calabrese.La serie sembra non aver fine: il 16 aprile 1996 vengono bruciate le persiane dell’abitazione di Francesco Scalise, 27 anni, da Policastro (Cz), iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. L’abitazione si trova in via del Bufalo, nel centro di Messina.
Sempre di notte, tra il 5 ed il 6 luglio 1996, arriva un altro incendio. L'Istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, nei pressi dell'Orto botanico, viene distrutto dalle fiamme. E' l'una, alcune persone si introducono nei locali dell'istituto e appiccano il fuoco ad una catasta di libri. Volumi e riviste, sedie e computer: tutto bruciato. La dinamica dell'attentato ed in particolare il mancato ritrovamento di segni di effrazione fanno pensare a persone pratiche del luogo.
Il 10 luglio, "Giuseppe" è in difficoltà. Giuseppe è uno studente calabrese che ha problemi con gli esami. Gli amici lo rincuorano: "Ci pensiamo noi". Forse Giuseppe si è rivolto a pagamento a persone specializzate in questo servizio. La cosa certa è che il prof. Giuseppe Romeo, docente di Chimica organica alla facoltà di Farmacia, ha subito l'ennesima intimidazione ad opera di due studenti calabresi, fuori corso ad Economia e commercio. I due lo hanno aspettato sotto casa, e lo hanno invitato a favorire l'amico con una bella promozione. "Fallo passare, se vuoi stare tranquillo".Romeo avverte i carabinieri, quindi va a tenere gli esami. La giornata si conclude con la visita di due militari in borghese; le interrogazioni sono terminate e Romeo può raccontare i particolari delle minacce. Escono dalla facoltà, entrano in un bar. Qui incontrano ancora i due "studenti", che però non si rendono conto che Romeo è in compagnia di due carabinieri. "Che vuole fare, professore, ci vuole denunciare?". A questo punto sono bloccati e denunciati a piede libero.
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